Ferie spese in attesa del treno. Siamo sicuri sia legittimo?

QUANDO i pendolari arrivano in ritardo, i datori di lavoro chiedono di «scalare» le ore perdute dai permessi retribuiti e quando questi sono terminati dai permessi non retribuiti, infine dalle ferie. Oppure chiedono di recuperare le stesse ore di lavoro perdute. Le aziende hanno tutto il diritto di farlo, ma è giusto nei confronti di chi lavora e degli utenti delle […]

QUANDO i pendolari arrivano in ritardo, i datori di lavoro chiedono di «scalare» le ore perdute dai permessi retribuiti e quando questi sono terminati dai permessi non retribuiti, infine dalle ferie. Oppure chiedono di recuperare le stesse ore di lavoro perdute. Le aziende hanno tutto il diritto di farlo, ma è giusto nei confronti di chi lavora e degli utenti delle ferrovie in genere? Renato, Voghera

CERTO CHE NO, caro lettore. Non è giusto. I pendolari si presentano in ritardo sul posto di lavoro, vulcanizzati dal caldo o ghiacciati dal gelo. Ovvio che le ferrovie sono responsabili di ritardi e soppressioni dei treni e dei conseguenti ritardi al lavoro, con gli inevitabili cali produttivi. Intendiamoci. L’utilizzo dei permessi è sacrosanto, ma i permessi non sono stati certo inseriti nei contratti di lavoro per rimediare ai disservizi ferroviari. Il recupero delle ore «perse» è pratica comune tra le aziende. Solo che per il pendolare che si è alzato la mattina presto per raggiungere la stazione e che la sera vorrebbe rientrare a casa a un’ora decorosa, questo si risolve in un altro «carico» di sforzi non pagati. Una nostra lettrice, intervenuta tempo fa sulla stessa questione, ci indicava la sua personale soluzione, che trascriviamo: «Propongo di trovare una formula equa da indicare ai datori di lavoro per la mancata produttività dei loro dipendenti perennemente in ritardo e addebitare questo costo alle ferrovie, mensilmente, e non più caricarlo a noi pendolari in termini di diminuzione del nostro “monte” di permessi ferie e tempo da dedicare alle nostre famiglie. Solo questo potrà essere il giusto indennizzo per il pendolare e lo Stato si renderà conto dei costi nascosti che il disservizio perpetrato dalle ferrovie provoca alla collettività italiana». In altri termini. Le ferrovie paghino non solo per ritardi e disagi ma anche per il calo di produttività provocato dai ritardi suddetti. Da meditare. A proposito di rimborsi, Trenitalia ha introdotto un bonus (non denaro) pari al 25 per cento del prezzo del biglietto, nel caso in cui un treno, a media e lunga percorrenza, giunga a destinazione con un ritardo di 30 minuti. Il calcolo del ritardo, nelle stazioni dei nodi principali, diventa più flessibile, con una tolleranza fino a 3 minuti. Più rapidi i tempi per i risarcimenti: 3 giorni a fronte dei 20 di oggi.

gabriele.moroni@ilgiorno