Da Carducci a Bassani, la letteratura sale in carrozza

HO QUARANTACINQUE anni, che non sono né pochi né troppi. Da venticinque sono pendolare, sempre con gli stessi orari e sempre sullo stesso treno, e ne ho davanti altrettanti. Ogni giorno mi guardo attorno e vedo solo volti anonimi, all’andata e al ritorno.  Sarà sempre così? E gli altri viaggiatori penseranno la stessa cosa di […]

HO QUARANTACINQUE anni, che non sono né pochi né troppi. Da venticinque sono pendolare, sempre con gli stessi orari e sempre sullo stesso treno, e ne ho davanti altrettanti. Ogni giorno mi guardo attorno e vedo solo volti anonimi, all’andata e al ritorno.  Sarà sempre così? E gli altri viaggiatori penseranno la stessa cosa di me?

Lidia, Como

GENTILE LIDIA, bando alle malinconie ferroviarie. Per cominciare, il suo nome attizza lontane reminiscenze scolastiche: «Tu pur pensosa, Lidia, la tessera/ al secco taglio dài de la guardia/ e al tempo incalzante i begli anni/ dài, gl’istanti gioiti e i ricordi/ Van lungo il nero convoglio e vengono/ incappucciati di nero i vigili,/ com’ombre; una fioca lanterna/ hanno, e mazze di ferro: ed i ferrei/ treni tentati rendono un lugubre/ rintocco lungo …». Riconosciuto? Carducci, «Alla stazione in una mattina d’autunno». L’omonima della nostra lettrice era la fascinosa contessa Carolina Piva, trapiantata non molto felicemente in quel di Nerviano.

Leggiamo come nel romanzo «Gli occhiali d’oro» Giorgio Bassani, descrive l’accelerato della sua adolescenza che «raccoglieva via via, dalle piccole e minime stazioni dislocate lungo la linea, gente sempre nuova. Erano studenti medi, ragazzi e ragazze d’ambo i sessi; piccoli proprietari agricoli, mezzadri, mercantucci di vario bestiame, riconoscibili dalle ampie mantelle, dal cappello di feltro calato sul naso, dallo stuzzicadenti o dal mezzo toscano incastrati fra le labbra …». D’accordo. L’anno è il remotissimo 1936. Quell’affannato lumacone è il locale da Ferrara, la città di Bassani, a Bologna. Ma la descrizione ci suona familiare. Come se i nostri occhi già avessero visto quel treno, quegli scompartimenti, quell’umanità viaggiante.

IL PENDOLARISMO ha di diritto il suo posto negli scaffali letterrari. Siamo sicuri che da domani Lidia guarderà con occhi diversi, più attenti e interessati, i forzati che le stanno accanto. Quel signore distinto, per esempio, la borsa di lucido cuoio, potrebbe essere un professore universitario. Il ragazzo in tuta forse è una promessa del calcio. E la ragazzina, tanto eterea che pare fatta di alabastro, potrebbe essere un’allieva della scuola della Scala, che in treno sogna un futuro da étoile.

Buon viaggio, gentile Lidia, e buon divertimento.

gabriele.moroni@ilgiorno.net