Contro l’indifferenza

AMICOTRENO. Se la memoria non fa cilecca, il nome di una carta di viaggio in offerta promozionale. Soprattutto è il nostro augurio, la nostra speranza in questi giorni, in queste sere, che ci fanno assaporare il gusto acre dell’insicurezza e (confessiamolo) quello ancora più indigesto della paura. Davvero vorremmo che il treno fosse o tornasse […]

AMICOTRENO. Se la memoria non fa cilecca, il nome di una carta di viaggio in offerta promozionale. Soprattutto è il nostro augurio, la nostra speranza in questi giorni, in queste sere, che ci fanno assaporare il gusto acre dell’insicurezza e (confessiamolo) quello ancora più indigesto della paura. Davvero vorremmo che il treno fosse o tornasse a essere un amico e non una presenza ostile da cui guardarsi, un luogo di insidie, da affrontare con circospezione, dopo averlo perlustrato con gli occhi, scrutando i compagni di viaggio. Più polizia, certo. Aveva ogni ragione Gianni Brera quando scriveva che con il passare degli anni apprezzava sempre di più la vista di una divisa. Più addetti alla vigilanza. Ma sta anche a noi. Noi viaggiatori, passeggeri, perché ci disturba che le Ferrovie ci chiamino clienti, un termine che sa troppo di commerciale, di venale. Sta a noi vincere la prima battaglia: quella contro l’indifferenza. Abbiamo pubblicato e ricordato più volte la testimonianza drammatica di un coraggioso capotreno che, anni fa, tre mascalzoni picchiarono selvaggiamente davanti a una platea che assisteva in silenzio allo spettacolo. Vincere l’indifferenza, solidarizzare con il personale, non esitare nell’avvertire le forze di polizia. E’ il primo passo per per avere il sopravvento sulla delinquenza ferroviaria. E il treno tornerà amico. L’amico treno che fischiava così, ua ua, nelle orecchie del ragazzo della via Gluck. gabriele.moroni@ilgiorno.net