Bagnasciuga, bagnasciuga. I telegiornali canicolari di questi giorni commentano le immagini di bagnanti spiaggiati e perpetuano l’errore mussoliniano. Il 5 luglio 1943, vigilia dell’invasione degli Alleati in Sicilia, viene reso noto il discorso che Mussolini ha tenuto il 24 giugno al direttorio fascista. Tormentato dall’ulcera e sconfortato per i rovesci militari, è un duce in quasi disarmo quello che confonde il filosofo Anassagora  con il collega Protagora e cade nell’equivoco marinaro quando proclama stancamente: “Bisogna che, non appena il nemico tenterà di sbarcare, sia congelato su quella linea che i marinai chiamano del ‘bagnasciuga’, la linea della sabbia dove l’acqua finisce e comincia la terra”. Insegna invece lo Zingarelli che il bagnasciuga è parte di una nave, la “zona compresa tra la linea di immersione massima e quella di immersione minima”. Più corretto sarebbe stato mandare a dire a Eisenhower che l’avventura isolana dei suoi boys si sarebbe infranta sulla “battigia”. Ma tant’è. “Bagnasciuga” fu e rimase fino  entrare nel lessico corrente che a sua volta l’ha spinto (quasi a furore di popolo, si direbbe) anche nei dizionari. E nel linguaggio televisivo. Ascoltare per credere.