ARRIVATO al mio trentesimo e credo ultimo Natale da pendolare (nel senso, a scanso di equivoci, che sto per andare in pensione e non altro) mi scopro a ripensare a tutti quelli che l’hanno preceduto. I compagni di viaggio, le amicizie, tante persone che non so che fine abbiano fatto. Eppure abbiamo diviso una numero infinito di viaggi e una buona parte della vita. Forse è l’atmosfera natalizia che favorisce i ricordi e le nostalgie. Oppure è l’età? E così anche per un giornalista-pendolare?
Gianfranco, Varese


QUESTO, CARO LETTORE, è un colpo basso. Sia detto, s’intende, affettuosamente. Perché obbliga ad aprire l’album dei ricordi, a guardare nello specchietto retrovisore, a ripensare al passato. Dobbiamo proprio farlo? Facciamolo. Chissà come sarà il Natale di Piera (dove sei, Piera?), pendolare delle Ferrovie Nord? In treno da Palazzolo a Cusano Milanino per frequentare la scuola di avviamento professionale. A seguire trentacinque anni filati di pendolarismo con Milano, interrotti da due sole pause, il tempo di mettere al mondo i figli e risalire sul treno. Buon Natale, Piera

IL RICORDO più vivo nel nostro “amarcord” è quello di un manipolo di tipografi, qualcuno veniva da Pavia, gli altri dall’Oltrepò, ogni giorno scendevano dalle colline, lasciavano l’auto alla stazione di Voghera, partivano alla volta di Milano. Ripartivano dalla Centrale con il locale delle 1.05. La definizione di “treno” è quantomeno azzardata. Lo formavano vetuste carrozze che un tempo erano state di prima classe, con i sedili di panno ormai consunti, finestrini ingessati, servizi che solo arrossendo di vergogna potevano essere definiti igienici. Era una specie di angiporto viaggiante, una casbah che trasportava, con i tipografi e qualche spaurito viaggiatore, trans e “lucciole” (alcune guardate a vista da arcigni protettori), spaccia e tossici, venditori di collane e perline. Una volta prese posto in vettura anche un cane randagio che nessuno ebbe cuore di scacciare. Quando il treno venne soppresso, per motivi di sicurezza e anche, riteniamo, di salute pubblica, gli amici tipografi erano già approdati al nido tranquillo della pensione. Buon Natale, vecchi amici tipografi.

MOLTI ANNI FA. Piena estate. Treno dalla Riviera. Ritardo di un paio d’ore. Il controllore comparve quando Milano era quasi alle viste. Il primo viaggiatore richiesto del biglietto rispose con una scrollata di spalle, incredulo. Il secondo reagì in maniera veemente, richiamando l’attenzione di altri. Si materializzò una muraglia umana, esasperata, furente, vociante. Due viaggiatori (o forse erano angeli) sottrassero il malcapitato all’ira popolare trascinandolo all’interno di uno scompartimento. Buon Natale, angeli custodi di controllori incauti. Possiamo chiudere l’album dei ricordi? Sì, è meglio. Buon Natale, amici pendolari e non.
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