Abbiamo bisogno di partecipare alla pubblica opinione un grave fenomeno che negli ultimi anni ha assunto carattere di emergenza sociale. Si tratta delle aggressioni subite dal personale ferroviario viaggiante (e anche di terra) in conseguenza delle attività anti-evasione e anti-borseggio a bordo treno e nelle stazioni, soprattutto delle grandi aree metropolitane.
Angelo Multari, segretario nazionale
Sindacato Personale viaggiante Or.Sa

Riprendiamo da oggi il dialogo con i nostri lettori, pendolari e non, che eravamo stati costretti a interrompere per motivi di spazio. Ce ne scusiamo. Il Giorno si è occupato a più riprese e ampiamente della questione sicurezza, a bordo treno e nelle stazioni, sia dei viaggiatori sia del personale viaggiante. Abbiamo documentato le situazioni di rischio, le aggressioni, le violenze, le rapine, gli scippi, i furti. Senza dimenticare né sottacere lo sforzo, preventivo e repressivo, che viene compiuto ogni giorni dalla polizia ferroviaria. Nella sua mail, inviata alla presidenza del Consiglio, al ministero delle Infrastrutture e Trasporti, ai responsabili delle Ferrovie, agli organi di stampa, il segretario del Personale viaggiante dell’Or.Sa traccia un quadro che definire allarmante è eufemistico. Ne pubblichiamo i passaggi principali. «Dalla nostra esperienza – scrive Multari -, nella maggior parte dei casi, si tratta di bande organizzate (probabilmente di etnia Rom) che agiscono in maniera predatoria, sicuri di non essere soggetti ad alcun provvedimento sanzionatorio. Lungi da noi qualunque forma di pregiudizio razziale o discriminatorio, ma siamo costretti a rilevare, dalle denunce che ci provengono giornalmente dai colleghi, episodi che denotano la presenza di un vero e proprio sistema organizzato che sovrintende all’attività di bande composte soprattutto da minorenni». «Rispettiamo il pensiero di Sua Santità Papa Francesco e di quanti si fanno carico dei problemi del popolo gitano, ma bisogna avere anche il coraggio di denunciare ciò che mette seriamente a rischio le minime regole di convivenza civile. È sufficiente recarsi in stazioni tipo Firenze, Roma, Milano, Venezia, per avere contezza di quanto il fenomento sia diffuso e colpisca la popolazione più debole (anziani, stranieri, donne, comitive ecc.). Ci risulta che anche gli organi di polizia abbiano sollevato la gravità del problema, ma nessuno intende dare ascolto alle nostre istanze. Solo pochi giorni fa abbiamo proclamato uno sciopero del personale, esasperato all’inverosimile da una situazione di degrado in termini di sicurezza per i cittadini e il personale ferroviario».
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