Vi dico come finirà

C’È dell’involontaria comicità nei telegiornali che annunciano l’assenza di politici tra gli indagati di Mps. Abituati a non attribuire la migliore delle reputazioni ai nostri politici, scoprire che non ci sono uomini di partito, leggi in questo caso del Pd, risulta una notizia clamorosa. E questa è una delle poche differenze tra le passate campagne […]

C’È dell’involontaria comicità nei telegiornali che annunciano l’assenza di politici tra gli indagati di Mps. Abituati a non attribuire la migliore delle reputazioni ai nostri politici, scoprire che non ci sono uomini di partito, leggi in questo caso del Pd, risulta una notizia clamorosa. E questa è una delle poche differenze tra le passate campagne elettorali e l’attuale, che procede verso un traguardo lontano ancora tre settimane. Con i soliti scontri a distanza, le solite banalizzazioni da campagna elettorale, con Berlusconi inchiodato nell’interminabile Italia-Germania ormai ai rigori se non alla monetina, con Monti che dà del vecchio a Bersani, senti chi parla, con le solite inchieste giudiziarie preelettorali, che si affannano a spostare voti, ma non ci riusciranno. Con solite fughe di notizie che offrono a qualcuno l’occasione per dare la colpa ai giornalisti perché fanno i giornalisti e non i lustrascarpe e insomma il solito tran tran. Naturalmente con la solita inchiesta bomba della Procura di Trani, alzi la mano chi sa dire in che provincia è Trani. Non lo sapete? Ve lo dico io. Nella provincia di Barletta, Andria, Trani, che come capite non è una provincia, ma un pastrocchio, tipica espressione di tutto quel che di impresentabile c’è in Italia.

E POI c’è il Pd che annaspa e più annaspa più affonda, tanto che Bersani ha perfino riscoperto Renzi, l’ha arruolato per la causa e ci mettono tanto impegno che sembra perfino vadano d’accordo. Da gennaio a oggi il grafico in discesa dei consensi al Pd ha un andamento da far venire l’angoscia a chi pensava fosse cosa fatta. La verità è che sono tornati a temere possa ripetersi quel che accadde a Occhetto, che era sicuro di vincere fino a quando non si incrociò con Berlusconi. Così ora a Renzi spetta il compito non facile, ma sicuramente a lui gradito e congeniale, di recuperare quelle migliaia di voti in libera uscita che costituivano l’ala moderata dell’elettorato di sinistra e che poco a poco se ne sono andati o verso Monti o, sebbene non l’ammetteranno mai, verso Berlusconi. A Matteo spetta il compito di recuperarli, in cambio di qualcosa che al momento solo loro due, Bersani e Renzi, si sono detti, ma che piacerebbe conoscere anche a noi soprattutto se avesse a che fare con l’intenzione di far tornare dal confino Renzi e i renziani per distribuire anche a loro ruoli di potere effettivo e non solo di vetrina.

COME andrà a finire è davvero difficile dire, tre settimane sono lunghe, Berlusconi annuncia clamorosi annunci, ma in questi ultimi dieci giorni ha frenato non si capisce se per stanchezza o per altro. Bersani si ripete con le sue battute da zio, salvo alcuni ruggiti su Mps, che sono stati scambiati per messaggi trasversali, che sarebbe meglio evitare almeno in pubblico. E poi c’è Monti che è bene faccia il Monti naturale e non il comunicatore all’americana, che gli viene male, e Grillo che fa una gran pena nel vederlo sempre così arrabbiato e speriamo finisca la campagna elettorale prima che gli venga un coccolone. Ma come finirà? Ve lo dico io. Chi vincerà vincerà male e chi perderà perderà bene. Cioè finirà nel peggiore dei modi. Scommetto una cena.

di Giovanni Morandi