Uomini nuovi

Prim’ancora degli uomini, ci pensa la storia a fare i conti con i suoi nodi, che gli uomini lo vogliano o no, e fatte le dovute proporzioni con i grandi fatti degli ultimi decenni, anche la crisi della sinistra non sfuggirà a questa regola, al di là del risultato che verrà dal voto alle primarie […]

Prim’ancora degli uomini, ci pensa la storia a fare i conti con i suoi nodi, che gli uomini lo vogliano o no, e fatte le dovute proporzioni con i grandi fatti degli ultimi decenni, anche la crisi della sinistra non sfuggirà a questa regola, al di là del risultato che verrà dal voto alle primarie del Pd. La scelta di un capo più che una svolta indica il grado di disponibilità al cambiamento ma poi sarà lo stesso prescelto a subire la forza dirompente dei fatti. E allora è il caso ricordare che viviamo in un paese così insoddisfatto, da contare quasi il cinquanta per cento degli elettori fuori dal sistema, se si sommano quanti hanno votato Grillo e quanti si sono astenuti. Pare poca cosa il pensare di fermare questa spinta facendo fuoco di sbarramento contro Renzi, come se possa essere lui la causa di un cambiamento incontrollato, dal momento che questo cambiamento sia pure in corso e non concluso è già in atto.

Dico questo, perché vengono usate armi che puntano al suo discredito, indicandolo come impreparato, incapace, parolaio e via dicendo. E mi vengono in mente fatti, periodi e uomini che ho conosciuto da vicino come Lech Walesa e Mikhail Gorbaciov. Non intendo fare paragoni sulla statura di questi esempi, semplicemente ricordare che anche loro furono oggetto delle stesse denigrazioni, indicati come ambiziosi, parolai, inconcludenti. Buoni comunque, e anche in questo il potere prese un grande abbaglio, per essere avvicinati e per essere usati come copertura di operazioni conservatrici camuffate da riforme. Il risultato è stato che entrambi sono diventati strumenti della storia che hanno innescato processi di innovazione radicali, perché non più rinviabili ed evitabili. Molti elementi dovrebbero indurci a capire che anche in Italia è in atto uno smottamento che prelude alla grande frana ed è possibile che si riveli un movimento distruttivo in vista di un nuovo ordine o di un nuovo sistema, che non interesserà solo la sinistra ma anche quell’elettorato moderato, che salvo alcune parentesi, è stato sempre prevalente in Italia.

È finita la grande, folle, sconsigliabile e lacerante corsa delle primarie del Pd e a prescindere dai nomi il voto si dividerà tra chi accetta e auspica il cambiamento e chi invece lo teme e sceglie un candidato considerato più pilotabile. Sono due ragionamenti che comunque dovranno fare i conti con la storia, così come con la sua storia è chiamata a fare i conti quella sinistra che proviene dal Pci e che ancora dopo tanti anni dalla caduta del Muro di Berlino concepisce come un suo specifico patrimonio da difendere quel modello di partito, quell’esperienza politica, fondata su quel sistema di potere, che crollò nell’89. La verità è che anche chi riveste ruoli che sono al di sopra delle parti guarda con paura a Renzi, perché viene additato come uomo ambizioso, parolaio, inaffidabile. Epiteti, che come ho cercato di indicare, spesso vengono affibbiati a uomini che poi sono capaci di rivelarsi uomini nuovi

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