IN ITALIA l’umanità si divide in due categorie, i moderati spaventati e i moderati arrabbiati. Le altre categorie elettorali rientrano nel genere minoranze etniche, e il discorso vale non solo per la destra ma anche per la sinistra. Anche Bersani o Renzi dovranno infatti intercettare il voto moderato per vincere. Si dirà che è sempre stato così ma questa volta come poche altre, si pensi alle elezioni del ’94, il gregge degli elettori è allo sbando, parlo di quei voti che nel passato ventennio avevano subìto l’attrazione di Berlusconi e si erano convinti fosse l’Uomo della Provvidenza. Il Cavaliere, che ha annunciato di voler tornare a correre per premier, spiega la sua decisione come l’unico modo perché il centro destra possa fare il pieno dei voti e, senza offesa, ci sono motivi per dubitarne. Ma non c’è dubbio che il suo potere e il suo carisma in un partito che è allo sbando sono infinitamente più credibili di quelli che vengono attribuiti al suo delfino.
Per riepilogare. Le elezioni anticipate sono state rinviate ma la campagna elettorale è cominciata lo stesso. Sarà una corsa lunga e in corso d’opera dovrà essere affrontato anche il nodo della legge elettorale. Come non si sa, se ne riparlerà dopo le vacanze, a settembre o magari più in là.
CHE È cominciata la campagna elettorale per accaparrarsi le pecorelle smarrite della borghesia italiana, o per meglio dire di quella che fu, lo si capisce anche dalla comparsa di candidature all’insegna del nuovo e del diverso, tutte con il marchio di garanzia liberale vedi il partito annunciato dal giornalista economico Oscar Gianninio, che si offre come un’alternativa. O lo stesso inossidabile Vittorio Sgarbi, che, senza giri di parole ha fondato il partito della rivoluzione, lui che è un signore vivace che ama la compagnia delle signore e dell’arte e che a stento immaginiamo possa salire sulle barricate. Comunque intenzionato a cavalcare la tigre dell’antipolitica, per poi magari farsi dare un passaggio da qualche carro più solido del suo.
C’è chi nega che Berlusconi faccia sul serio e che la sua ridiscesa in campo serva solo per riprendere le fila di un partito allo sfascio. Eppure chi conosce bene il Cavaliere giura che fa sul serio e che, come suo solito, una volta presa la decisione non torna indietro. Questo non significa che riavremo un altro governo Berlusconi, ma piuttosto che Berlusconi vuole gestire il dopo Monti, anche nell’ipotesi che il successore del Professore sia lo stesso Monti, che è vero che non ne vuol sapere ma in questa fase i no e i sì valgono poco. Al momento attuale non c’è una forza politica capace di guidare il gioco e non lo sono nemmeno i grillini dopo la brutta figura che stanno facendo a Parma.

COSÌ alla fine potrebbe prospettarsi uno scenario in cui l’unico governo possibile potrebbe essere quello retto da una coalizione di unità nazionale, guidato da Monti con un accordo tra Berlusconi e Bersani. Di outsider se ne vedono già e altri ne compariranno ma non hanno la statura che aveva Berlusconi quando nel ’94 si presentò e disse ci penso io a salvare l’Italia. Gli elettori gli credettero e proprio per questo il trucco non funzionerebbe più. Sono tempi grigi di contabili e già poter avere un governo guidato da un Monti «tecnico» insieme con ministri politici potrebbe sembrarci una svolta.