Un voto ad personam

IMPEGNATIVO è un bell’aggettivo, e anche poco usato fino ad oggi, per definire un successo elettorale. In genere si ricorre a grande, strepitoso, inaspettato, esaltante, che rispondono all’appagamento di un piacere destinato all’ego del vincitore. Impegnativo invece indica da parte di questi l’assunzione di una responsabilità proporzionale alla misura della sua vittoria e dunque nel […]

IMPEGNATIVO è un bell’aggettivo, e anche poco usato fino ad oggi, per definire un successo elettorale. In genere si ricorre a grande, strepitoso, inaspettato, esaltante, che rispondono all’appagamento di un piacere destinato all’ego del vincitore. Impegnativo invece indica da parte di questi l’assunzione di una responsabilità proporzionale alla misura della sua vittoria e dunque nel caso di Renzi di un impegno che corrisponda alle aspettative di quanti hanno votato per lui. Nel loro piccolo anche queste marginali notazioni linguistiche danno il senso di un cambiamento di mentalità se non di un ribaltamento. Ieri per definire il risultato elettorale abbiamo titolato: ha stravinto, riferito a Renzi, perché abbiamo voluto sottolineare il significato personale di quel 41 per cento che nessuno si aspettava. E se nessuno si aspettava di andare tanto in alto la colpa non è dei sondaggisti, semmai più dei giornalisti che dovrebbero essere capaci di avere il polso dell’opinione pubblica. Cosa che non si è verificata, al punto dal dover esprimere prima ancora che giudizi politici parole di meraviglia nello scoprire un’Italia molto diversa e diciamo pure molto migliore di quella che immaginavamo.

ABBIAMO voluto sottolineare che Renzi ha vinto mettendoci la faccia, come dice lui, ovvero puntando sul suo nome e le sua capacità. Ha vinto da solo anche perché nel suo partito c’erano quelli, ora sarà difficile ritrovarli perché si saranno già tutti allineati e coperti, che se ne stavano alla larga dalla campagna elettorale già pregustando il piacere di poter dire che Renzi aveva fatto flop e dunque doveva tornarsene a casa. Invece non ci tornerà e anzi a Palazzo Chigi potrà rimanerci fino al 2018, perché nessuno ha voglia di misurarsi di nuovo con le urne, non ne hanno voglia quelli che hanno perso e non ne ha voglia nemmeno lui, visto che questi risultati bastano a conferirgli una ligittimità non solo europea ma nazionale.

E’ UN VOTO che impegna Renzi a non indugiare più sulle riforme, che non potranno essere rinviate e che sono la ragione per cui ha fatto il pieno non solo dei voti a sinistra, anche dei grillini, ma pure di una buona parte del centrodestra, che ha perduto la fiducia in Silvio Berlusconi o piuttosto nella sua imbarazzante corte che lo imprigiona, più di quanto non riescano a fare le sentenze dei giudici. Un risultato elettorale che consentirà al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di poter considerare concluso il suo compito di pilastro istituzionale, perché gli italiani hanno scelto la stabilità e si sono sottratti al pericolo di volersi abbandonare alle evocazioni distruttive di Grillo rimasto al palo, anzi arretrato.

In conclusione, l’Italia ha dimostrato di essere non quel paese disperato come lo descrivevano fino a ieri, ma un paese preoccupato e in difficoltà che non vuol smarrire la speranza di potercela fare impegnandosi in un progetto di rinnovamento totale dello Stato. Più che un voto sui risultati è un voto sulle aspettative. Gli italiani non le hanno smarrite e si fidano di Renzi. Lui dovrà dimostrare di meritarsele.