Un buon mese per governare

A PARTE l’esagerazione della dichiarazione di guerra civile fatta da Bondi che pare più un ruggito del coniglio che una minaccia, la situazione politica dopo la sentenza Mediaset sta precipitando, affondata dai verdetti e da tante reazioni politiche insensate e rumorose. Nemmeno a Bossi sarebbe venuto in mente di fare la rivoluzione avendo come seguaci […]

A PARTE l’esagerazione della dichiarazione di guerra civile fatta da Bondi che pare più un ruggito del coniglio che una minaccia, la situazione politica dopo la sentenza Mediaset sta precipitando, affondata dai verdetti e da tante reazioni politiche insensate e rumorose. Nemmeno a Bossi sarebbe venuto in mente di fare la rivoluzione avendo come seguaci non i ruspanti fucilieri della Val Brembana ma i tranquilli elettori di Berlusconi. L’aver posto la questione della grazia in termini ultimativi, o verrà concessa o andremo alle elezioni, è una proposta improponibile perfino nella Repubblica delle Banane e autolesionista per il Cavaliere che non potrà certo contare nella risoluzione di tutti i suoi problemi per effetto della troppo tardiva intenzione di rifondare Forza Italia, di per sé incapace di riportare indietro l’orologio del tempo al mitico 1994.

RESTA il fatto che Berlusconi, con le manette o senza, rimane il leader di una porzione importante dell’elettorato e lasciano perplessi ipotesi di una continuità affidata a ragioni di discendenza, più affini alle monarchie che alle repubbliche. La situazione è bloccata a questo punto. Il partito della sinistra dopo vent’anni è ancora inchiodato alla questione Berlusconi sì Berlusconi no. Che tristezza. E dall’altra parte non c’è nessuno che sia all’altezza del carisma del condannato e che dunque possa ambire a succedere al fondatore di Forza Italia, sebbene non vada dimenticato che questa porzione di elettorato di centrodestra rimarrebbe forte e magari prevalente anche con un leader detenuto.

Insomma Berlusconi continuerà ad esistere come soggetto politico finché esisterà, se lo vorrà e lui fa capire che lo vorrà. Allora questa è la conclusione che dovrebbe convincere anche i più ostinati: in politica non ci può essere vittoria sull’avversario per via giudiziaria. La vittoria o sarà politica o non sarà. C’è troppa emotività per pensare che oggi si possano intravedere vie di fuga da questa paralisi, che fa precipitare di nuovo il paese in un baratro da cui stavamo risalendo. E’ dunque il caso che il governo Letta resti al suo posto, consapevole di aver avuto finora più incoraggiamenti che risultati. Ha davanti un mese per lavorare e non gli mancano le cose da fare. Non vada in vacanza come non ci andranno milioni di italiani che non possono permettersela. Un mese è poco ma può bastare per convincere che il voto anticipato sarebbe un errore. Poi settembre sarà tempo di bilanci.