Troppa pazienza

SE È VERO che il potere logora chi non c’è l’ha, ed è vero, ha fatto bene Emma Bonino a tenere un profilo basso in tutta questa catena di brutte figure che sta collezionando l’Italia. E sarà pure un modo di ragionare bieco e realistico ma in certi casi quel che conta è uscire dalla […]

SE È VERO che il potere logora chi non c’è l’ha, ed è vero, ha fatto bene Emma Bonino a tenere un profilo basso in tutta questa catena di brutte figure che sta collezionando l’Italia. E sarà pure un modo di ragionare bieco e realistico ma in certi casi quel che conta è uscire dalla tempesta con il minor danno possibile e dunque prima ne esci meglio è. Il ministro degli esteri si è tenuto abbastanza da parte nell’affare kazako; si capisce che si sta muovendo con riservatezza nella storia dei marò in India e si è mostrato estremamente cauto nella beffa che ha dovuto subire l’Italia nel caso Abu Omar dello 007 della Cia catturato a Panama e che è stato rimpatriato negli Usa ignorando la nostra richiesta di consegnarlo alla giustizia italiana, la sola — va detto — che mette in galera gli 007 perché fanno lavori sporchi quando non c’è altro modo di farli. Ma non riapriamo vecchie ferite. Il problema è che non si vive di solo pane, c’è bisogno anche di companatico e sulla nostra tavola scarseggia il primo e il secondo. Oggi la Banca d’Italia ci rallegra prevedendo che nel prossimo autunno finirà la stagione dei conti in rosso. Ma il problema è che non si vive né di solo pane né di soli conti in ordine.

ABBIAMO bisogno di vincere, di gesti di riscatto, di sussulti di orgoglio, di forza, di finirla con queste umiliazioni, che ci hanno visto perfino fare i camerieri ad ambasciatori che non hanno la minima idea di quale sia il loro ruolo. Com’è successo per l’ambasciatore kazako, che ordinava alla nostra polizia chi doveva perquisire e organizzava riunioni al Viminale. Che cosa aspettiamo a rispedirlo a casa sua quel diplomatico lì? La linea di prudenza del governo e in particolare del ministro degli esteri Bonino attende una partenza volontaria sia pure rapida. Se è un problema di forma, si abbia anche questo scrupolo, purché quell’impiccione se ne vada presto.

MA QUEL CHE È opportuno rilevare è che i galantuomini e i sostenitori della misura non bastano quando i problemi diventano troppi. Diceva il grande scrittore bolognese Riccardo Bacchelli che “la pazienza non è altro che il coraggio tirato in lungo”, ovvero spalmato nel tempo e trovo che la definizione sia pertinente. E se è vero che la pazienza è la virtù dei forti allora Letta deve essere un uomo fortissimo, al punto da precisare, per rispondere a Renzi (ma il premier non deve perder tempo con le beghe di partito), che la sua è buona educazione e non debolezza. Ma quando la pazienza diventa troppa e quando troppo fastidiosa diventa la malasorte allora serve il colpo di scena, la passionalità, lo scatto d’ira, insomma un gesto che significhi in modo inequivocabile: basta! Tiriamo fuori l’orgoglio!

E DUNQUE ecco l’appello che rivolgiamo non solo a Letta ma a tutto il suo governo: sia meno paziente, meno educato, meno ragionevole. Pensi agli italiani che in questi giorni si sono sentiti umiliati e li riscatti. La prossima volta che qualcuno ci usa, chiunque sia, non gliela lasci passar liscia. Un altro Kazakistan noi lo troviamo, loro un’altra Italia no.