A guardare la vignetta di Altan sull’Espresso prende lo sconforto, perché la guardi e dici che è vero ed è proprio così. Con quell’omino che è sempre alle prese con ombrello e dice: «Sono così smarrito al punto che mi chiamo al cellulare per vedere se mi ritrovo». Viene da ridere ma mica tanto. Dici che è vero con la sconfortante convinzione che nessuno riuscirà ad aiutarci, nemmeno Monti, che fino a ieri era il salvatore e oggi un po’ meno. Eppure un’alternativa deve esserci, perché una via d’uscita l’abbiamo sempre trovata e dobbiamo riuscirci anche questa volta. Il problema è che dopo esserci presi quelle legnate di tasse, che ci sono arrivate addosso, ci rendiamo conto che siamo quasi al punto di partenza, anzi per dirla tutta ci troviano con il dubbio che si stava meglio quando si stava peggio, perché noi i sacrifici li abbiamo accettati e li stiamo facendo ma i corrotti, gli incapaci e gli scrocconi sono sempre lì al loro posto e non hanno alcuna intenzione di schiodarsi.

Il fatto è che Monti sarà pure riuscito a metterci in riga e a riordinare i conti, ma non ha eliminato le cause della nostra sfiducia e il pessimismo, insieme con le condizioni di vita, è peggiorato. Perciò ci sentiamo come l’omino dell’ombrello, smarriti e convinti di essere condannati.

Eppure, a guardar bene una soluzione c’è. Domenica andremo a votare, non tutti ma un bel numero, e sarà una domenica speciale perché alla fine ci troveremo con due risultati importanti, quello delle elezioni in Francia, che ci diranno che fine farà l’Europa e magari anche l’euro, e il voto di Bettola, Budrio, Parma, Castrocaro e tutti gli altri Comuni che dovranno rinnovare i loro sindaci, che ci dirà dove andrà un’Italia sempre più ammalata di antipolitica. Tra Parigi e Budrio c’è una certa differenza, ma entrambe ci indicheranno per aspetti e livelli diversi che aria tira nell’Europa profonda che ogni giorno si batte contro una crisi economica senza precedenti e l’Europa delle capitali politiche.

Non aspettiamoci miracoli, ma resto convinto che per risolvere questa crisi di credibilità dei partiti dovremmo ripartire dai Comuni e da quel sistema che porta all’elezione diretta dei sindaci. Il nostro problema è quello di non riuscire a liberarci di una classe politica che non vogliamo più e che sta arroccata in virtù di una legge elettorale che ci impedisce di scegliere i candidati, i quali sono decisi dai capipartito.

I Comuni ci dimostrano che trovando le regole giuste la democrazia torna a funzionare e gli elettori possono mandare a casa gli inetti. Se il metodo funziona per le amministrative perché non dovrebbe andare bene anche per le politiche?