Convivere col sisma

QUESTO è un terremoto strano, è come un ospite che non si decide ad andarsene. Peggio, più passano i giorni e più si ha la sensazione di doverci convivere. Non saremmo i soli al mondo, non è così che avremmo voluto ma altri lo fanno, vedi i californiani che alla paura del terremoto sono abituati […]

QUESTO è un terremoto strano, è come un ospite che non si decide ad andarsene. Peggio, più passano i giorni e più si ha la sensazione di doverci convivere. Non saremmo i soli al mondo, non è così che avremmo voluto ma altri lo fanno, vedi i californiani che alla paura del terremoto sono abituati da generazioni e che comunque continuano a vivere e a vivere bene, e a costruire grattacieli e a essere i primi nella ricerca scientifica. Certo sarebbe più bello non avere a che fare con questo senso di precarietà che mette ansia. Una sensazione che è cresciuta l’altra sera, quando secondo uno studio della Commissione grandi rischi dovremmo aspettarci un altro sisma paragonabile per intensità a quello del 20 maggio. Il brutto di tutto questo è che quando si chiedono spiegazioni e conferme, non si hanno che risposte evasive, tipo: però non si può dare per scontato. Perciò fanno bene gli abitanti di Finale Emilia e di Ferrara, che ai nostri giornalisti dicono: che ci lascino in pace, vogliamo tornare alla vita normale. Ma tra il dire e il fare ce ne corre, e infatti tutto questo alla fine non ci porta che ad una conclusione: che i danni che ci sta procurando questa emergenza sono molto ma molto più gravi di quelli che si vedono.

MA CERCHIAMO di dare un significato a quel che è accaduto nella sera tra venerdì e sabato, quando con inaspettata e inconsueta decisione, la Protezione civile ha reso pubblico l’allarme su possibili nuove scosse importanti, che potrebbero esserci nei prossimi mesi. A parte il fatto che non è chiaro se sia stata una decisione di cui poi la Protezione si è pentita per il timore che potesse seminare il panico, certamente però è da tenere presente il motivo che l’ha spinta a dare tale informazione. Esortare a tenere alta la guardia e a mettere in sicurezza le strutture produttive e le abitazioni in modo da non farsi trovare impreparati. Che poi il sisma arrivi o no, questo nessuno è capace di prevederlo e anzi tutti fanno a gara nel dire che non è scontato ma solo «probabile».

Volendo sdrammatizzare, ricordo che se c’è una zona a rischio terremoto in Italia è quella attorno al Vesuvio e al di là dei tanti piani di evacuazione, come possiamo immaginare più teorici che pratici, non mi pare che sulle rive del Golfo si preoccupino più di tanto. In passato ho fatto un’inchiesta sull’Osservatorio vesuviano che diceva di aspettarsi un grave disastroso terremoto nel giro di dieci anni. Ne sono passati venti e non è successo nulla. E non credo sia merito di San Gennaro.

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