SOTTO la neve danni, per decine di milioni di euro. Un calcolo preciso ancora è prematuro. Ma quel che ha fatto più male è stata la sensazione di sentirsi lontani, non dai sindaci e dalle istituzioni locali o dai volontari o dalla Protezione Civile, che hanno lavorato tanto e parlato poco, ma il sentirsi lontani dall’attenzione del governo, come mi dice qualcuno, non c’è stato uno straccio di sottosegretario che si sia degnato di farsi vivo. Nemmeno a Gabrielli, il capo della Protezione Civile, è venuto in mente di venire qui, in quello che è stato l’inferno bianco in cui sono precipitate le nostre regioni, le Marche e l’Emilia Romagna, in special modo la Romagna.
Va be’, ormai è andata, ma il peggio deve ancora venire, perché via via che la neve si scioglierà o che verrà rimossa, si potranno scoprire le ferite che ha provocato e saranno tante perché chi s’è trovato dentro questa eccezionale ondata di maltempo non riesce a descriverla, non trova le parole adatte, parla di tsunami, dice, come ci hanno detto i volontari venuti dal Trentino: «Nevicate così non si sono mai viste». C’è chi racconta di essersi accorto di camminare sui tettucci delle auto sepolte, migliaia di persone sono rimaste prigioniere nelle loro case bloccate da metri di neve.
Gli ultimi prigionieri, o almeno i presunti ultimi, sono stati liberati ieri mattina in Valmarecchia, venerdì un’altra famiglia a Rocca San Casciano. Sono impressionanti le foto dei palazzi storici di Urbino schiacciati da metri e metri di neve che inevitabilmente avranno danneggiato almeno le coperture. E danni hanno subìto le industrie e i laboratori, le strade, le colture, gli allevamenti, ci sono aziende ferme da quasi un mese, «come fosse stata un’alluvione infinita».  Si dovrà fare un censimento dei danni. Non dovrà essere un’occasione furbastra o per meglio dire disonesta per farci la cresta e chiedere il doppio di quel che serve. Ma una cosa è certa. I Comuni, le Province e le due Regioni da sole non possono farcela. Questa è una delle zone più produttive e ricche dell’economia nazionale. Una terra che ha dato e darà tanto. Ma ora ha bisogno di una mano. Diamogliela. L’appello è rivolto prima di tutto al governo.