Allora da ieri sappiamo che i famosi No Tav non esistono, non come un’entità politica che giustifichi tutta l’attenzione che gli stanno dando i media e anche alcune forze politiche. Come Di Pietro, che pur di non farsi scavalcare a sinistra, è disposto a sposare ogni causa, compresa quella bizzarra di chiedere tempi supplementari per rivedere il progetto Tav, perché vent’anni non gli sono bastati per capire. Dunque dicevo che i No Tv dopo le manifestazioni di ieri — a Roma, Milano e altrove, messi tutti insieme non arrivavano a qualche migliaia — appaiono solo come una minoranza violenza e un fenomeno mediatico che ricorda la neve a Roma, rammentate, quando le televisoni riempivano i tg di «attese cariche di tensione» per la neve a Roma, che però non veniva mai. Così è per la Tav nella Val di Susa, stiamo parlando del nulla, di qualcosa che razionalmente non ha alcuna spiegazione se non per quelle persone che avendo le serre vicine alla progettata linea ferroviaria del Treno ad Alta Velocità teme di subirne un danno economico. Il nostro inviato Lorenzo Bianchi è andato nel versante francese, per vedere che cosa succede di là e ha scoperto situazioni imbarazzanti, di cui parla nei servizi delle pagine interne.

A PARTE le assemblee nei paesi del versante italiano, dove vengono esibite le solite bandiere di Che Guevara e dove ascoltano gli Intillimani. Musica per teneri nonni con qualche giustificata nostalgia. A parte questi aspetti folcloristici, gli argomenti più concreti e gli spunti più intelligenti ce li offrono i francesi, che non capiscono come mai gli italiani la facciano tanto lunga per una galleria destinata ad un modernissimo treno intercontinentale, che avrà un inquinamento zero e un impatto imparagonabile a quello del trasporto su gomma, se invece del treno avessero deciso di farci una strada. A maggior ragione i nostri cugini d’Oltralpe non comprendono le opposizioni ad un progetto che grava soprattutto su di loro e nonostante ciò loro se ne stanno zitti e buoni e noi invece stiamo a fare la rivoluzione con i blocchi stradali dei No Tav. Per capire ricordo che la galleria del treno veloce avrà complessivamente una lunghezza di oltre 44 chilometri nel tratto francese e di soli 12 in quello italiano. L’unica protesta sensata, che merita rispetto, è quella dei valligiani francesi, che fra l’altro la esprimono in modo molto civile, perché una loro azienda è in crisi ed è costretta a chiudere con il conseguente licenziamento dei suoi 600 dipendenti. Per fortuna la Val di Susa non ha problemi di questo tipo ma se continueranno ancora per molto i blocchi stradali No Tav non tarderemo a vedere i danni che questi disordini stanno provocando all’economia locale.
L’ultima osservazione vorrei riservarla ai media, soprattutto a certe reti televisive. Si intravede nelle loro cronache un compiacimento nel drammatizzare e una compromettente indulgenza verso coloro che si rendono responsabili di violenze documentate. Tutto questo induce perfino a pensare male, ovvero che ci sia una motivazione commerciale all’aspettativa che le cose vadano male perché in questo modo crescerà l’indice degli ascolti. Sono sicuro che non mi sto sbagliando e penso che questo modo di fare non solo è poco responsabile ma soprattutto è poco serio.