Silenzio si vota

TALE è il discredito che il termine ha acquisito, che tutti o quasi e soprattutto gli ultimi arrivati, come Monti, si guardano bene dal farsi chiamare partito. E qui corre in soccorso la fantasia italiana. Pur di non farsi chiamare partito — uniche eccezioni Pd e Psi e magari altri, scusino la mancata citazione — […]

TALE è il discredito che il termine ha acquisito, che tutti o quasi e soprattutto gli ultimi arrivati, come Monti, si guardano bene dal farsi chiamare partito. E qui corre in soccorso la fantasia italiana. Pur di non farsi chiamare partito — uniche eccezioni Pd e Psi e magari altri, scusino la mancata citazione — ricorrono a mille altri nomi, movimento, unione, lega ché anche questa non è che goda di ottima salute, ed esauriti tutti i sinonimi possibili, si è fatto ricorso agli slogan come Sinistra ecologica o Rivoluzione civile, ma che vuol dire?, ci sono le rivoluzioni civili e quelle incivili?, nel senso che ci sono quelle maleducate e quelle no? Per un partito guidato da un ex magistrato come Ingroia è un’approssimazione non da poco. Oppure Fermare il declino di Oscar Giannino, che si propone più realistiche linee difensive. O Amnistia giustizia e libertà. Ma è “il” o “la” ovvero partito o lista del vecchio Marco Pannella, conoscendo il suo passato antipartitocratico direi lista. Comunque sia sono tutte quisquilie, segnali di un tartufismo politico che altro non è che marketing, ovvero qualcosa che ha poco a che fare con i contenuti o molto con il packaging. Per dirla all’inglese come usa nell’era Monti.

 

COME se la colpa del discredito fosse nel termine partiti e non nei comportamenti di chi li ha rappresentati. Non è un problema di logoramento legato all’età anche se sono nati con la rivoluzione inglese più di quattro secoli fa, ma un effetto legato alla crisi politica che stiamo vivendo, che ha motivazioni gravi e profonde, che i nostri politici, compresi gli ultimi arrivati, credono di risolvere e affrontare facendone un problema lessicale. Prendiamo la “Scelta civica” di Mario Monti, che vuol dire? Civico, secondo le definizioni di qualunque dizionario, indica il comportamento dei cittadini che appartengono ad uno Stato o medesima comunità e che cos’ha di così diverso dal Partito che per definzione è l’organizzazione di cittadini che si ispirano ad una medesima idea o orientamento? Ma parlare di Partito Monti sarebbe stato politicamente poco corretto, chiamarlo invece Scelta, è, nella convinzione di chi ha fatto la proposta e l’ha avallata, più adatto. Se questo è il modo di rispondere ad una indignazione che parte da lontano, ad un’aspettativa che freme, ad una sfiducia che devasta, se questo è il modo di dare risposte, allora dobbiamo aspettarci ben poco e viene da chiederci: per chi ci hanno preso? Sono davvero convinti che ci basti così poco per cadere nel gioco di parole?

E poi la rissa. Emulando il vecchio Montanelli che esortava a turarsi il naso prima di votare, nell’attuale circostanza mi pare più adatto tapparsi le orecchie e anche chiudere gli occhi per non rincorrere i mille canali televisivi che da soli non bastano a contenere le prediche straripanti dei grandi leader. Non sarà una battuta o un bel discorso in tv a spostare l’elettorato. Né sarà il numero delle apparizioni o la manciata di minuti in più o in meno. Anzi un consiglio, meno si fanno vedere, meglio è, abbiamo bisogno di riflettere prima di decidere chi votare e meno rumore faranno più avremo modo di riflettere. Perciò fate silenzio, per favore, abbiamo da votare.

di Giovanni Morandi