SCUSI, ha visto l’opposizione? Nessuno sa dire dove sia, fino a poche settimane fa ti avrebbero indicato l’indirizzo di Grillo, ora non più. Eppure se c’era una cosa che non mancava in Italia era l’opposizione, ai tempi di Berlusconi. Ma in quelli di Renzi è sparita. Ricordate quando c’era il Cavaliere, bastava che aprisse bocca, per dire qualsiasi cosa, perfino buongiorno, che subito c’era qualcuno che gli replicava: no, è buonanotte. E forse è questa una delle ragioni, e non solo una sua diretta responsabilità, per cui i suoi governi non hanno brillato in cose fatte. Ma da quando Matteo Renzi può presentarsi come il Signor 40,8 per cento, e tanto per evitare ci sia qualcuno che lo dimentichi, lui non perde occasione per ricordarlo, insomma da quando è arrivato lassù, nelle stelle, sfoderando quel coriaceo carattere che porta i vinti ad allinearsi come fulmini ai vincitori, in questo caso allo stravincitore, insomma da quando c’è stata la metamorfosi non c’è più nessuno che gli sia contro. Il che può costituire una fortuna per rendere la vita più facile al governo ma può essere anche una iattura mancando
in questo modo un confronto che costringa la maggioranza a verificare sempre le intenzioni e le sue decisioni. A mantenere sempre vivo il dubbio.

PERFINO Grillo se non si è allineato poco ci manca e comunque vedremo se nell’annunciato incontro con il premier di mercoledì sarà sempre capace di fare
da guastatore o non risulterà piuttosto un fucile caricato a salve diventato incapace di destabilizzare, specialità nella quale ha sempre eccelso. Perfino il partitino di Sel, la sinistra pura e dura, non è più quello di prima, essendosi spaccato tra irriducibili e renziani, guidati questi ultimi da Migliore, ex rifondarolo poco ideologico e di provate capacità di intelligenza. E allora? Allora ci sarebbe Berlusconi, ma possiamo forse dire che Berlusconi stia all’opposizione rispetto al governo del Pd di Renzi? Ci sono stati momenti in cui Forza Italia ha fatto anzi da quinta colonna del governo ed è ormai chiaro che l’accordo per la riforma del senato è quasi fatto tra l’ex premier e l’attuale e non sarà certo Grillo che a scoppio ritardato farà saltare il patto.

È VERO, una volta, fino a poco tempo fa c’era anche un’opposizione interna al Pd, Bersani, D’Alema e tanti altri poi ridottisi al più modesto Mineo e a uno sparuto manipolo di senatori, che appena vista la malaparata sono rientrati nei ranghi. Guidati da un istintivo ravvedimento o, se vogliamo, dall’abitudine diffusa e radicata nella storia della sinistra a stare allineati e coperti rispetto al capo per non subirne l’ira. E si è visto che Renzi forse non è un iracondo ma vendicativo sicuramente sì, difetto che per chi fa politica è un’ indispensabile virtù. In realtà spetterebbe al centrodestra porsi come alternativa a Renzi, e sarebbe così se non avesse un capo come Berlusconi, che però ha un antico debole per l’avversario e poi è troppo debole per porsi come leader capace di impersonare le diverse anime della diaspora moderata e allo stesso tempo è troppo forte per consentire che emergano altre figure, che possano succedergli. Non come Toti che è rimasto un giornalista com’era prima ma pensiamo magari ad uno come Raffaele Fitto, che ha tutte le qualità per fare il capo di Forza Italia ma, piccolo dettaglio, non conta nulla in Forza Italia.