Ritrovare il futuro

Sono giorni concitati. Giorni? Diciamo pure mesi, altroché giorni. Ma queste ultime settimane sono state particolarmente difficili. La paura del terrorismo, l’uccisione di Melissa e la strage delle ragazzine di Brindisi che si sono salvate ma rimarranno invalide, la strombazzata certezza di avere trovato il terrorista, perfino di averlo fotografato, e la vergogna di dover […]

Sono giorni concitati. Giorni? Diciamo pure mesi, altroché giorni. Ma queste ultime settimane sono state particolarmente difficili. La paura del terrorismo, l’uccisione di Melissa e la strage delle ragazzine di Brindisi che si sono salvate ma rimarranno invalide, la strombazzata certezza di avere trovato il terrorista, perfino di averlo fotografato, e la vergogna di dover ammettere la cantonata, il buio assoluto, poi la mestizia nel rivivere la strage di Capaci nell’anniversario della morte di Falcone, i dubbi su quel che resta del suo sacrificio, e poi il terremoto, il terremoto dell’Emilia, il terremoto dell’euro e dell’Europa che non riesce a riprendersi, il terremoto dell’Italia che pare abbia perso il futuro e teme di non averne uno da dare ai figli.

In ultimo, le malinconiche polemiche sull’opportunità di annullare la parata per la Festa della Repubblica in modo da destinare ai terremotati il denaro risparmiato. Opinione sinceramente espressa da gran parte degli italiani, ma strumentalizzata da una minoranza che cerca solo pretesti contro questa Repubblica che volle fondarsi sul lavoro e non sulle ruberie e i cialtroni, com’è ora.

Più dei leghisti è grave che il sindaco della capitale Alemanno abbia rifiutato l’invito del Presidente della Repubblica. L’altra sera ero al ricevimento del Capo dello Stato e c’era un’atmosfera un po’ così. Non c’era serenità, non foss’altro per la memoria che andava all’Emilia e alle popolazioni terremotate. Napolitano aveva l’aria stanca, nonostante l’energia che ripone nella cause in cui crede e in cui crede di dover essere seguito per il bene nazionale, obiettivo che non si stanca di perseguire con i suoi insistenti richiami all’unità. Ma l’unità non c’è.

C’è anzi sempre in agguato il rischio di uno scollamento, che rende difficile la possibilità di tenere con determinazione una linea di condotta capace di andare in fondo alle questioni da affrontare. La stessa determinazione che spinge gli emiliani a voler riprendere il lavoro, a voler salvare le fabbriche, a voler ricostruire le case.

Lasciano francamente sconcertati iniziative di singoli cittadini, vedi Daniela Santanchè, che possono semplicemente permettersi di comprare una pagina di pubblicità per dire di non pagare l’Imu. A che titolo? Per conto di chi? Dopo gli Anni di piombo e gli Anni di fango, Montanelli direbbe che questi sono gli Anni del disordine. O dei ciarlatani.