Ricordo di Domenico Bartoli

CI SERVIREBBERO modelli e maestri. Non saprei dire se la caduta dei valori sia la causa o l’effetto dell’assenza di maestri, ma certo la politica ha contribuito non poco a demolire l’autorità in quanto riferimento, non certo in quanto esercizio del potere fine a se stesso. Vedo in molti aspetti della nostra vita i danni […]

CI SERVIREBBERO modelli e maestri. Non saprei dire se la caduta dei valori sia la causa o l’effetto dell’assenza di maestri, ma certo la politica ha contribuito non poco a demolire l’autorità in quanto riferimento, non certo in quanto esercizio del potere fine a se stesso. Vedo in molti aspetti della nostra vita i danni provocati dal vuoto.

riccardo, ilcarlino.it

DOMENICA scorsa ho letto Sergio Romano che ricordava il direttore che mi assunse, parlo di Domenico Bartoli, uomo silenzioso e di stile anglosassone, con il quale credo di aver parlato non più di due o tre volte e che penso mi abbia lasciato qualche insegnamento. I maestri possono insegnare anche tacendo. Il primo giorno in cui entrai al giornale mi esortò ad essere meno impacciato di come ero, rammentandomi che ero destinato a un lavoro a diretto contatto con la gente. Diventai rosso. Un’altra volta mi corresse per aver scritto che i sindacati avevano presidiato l’università per impedire un’ occupazione di Lotta Continua e Potere Operaio. Mi disse che in uno Stato di diritto certi compiti spettano alle forze di polizia e non al sindacato. Mi ritengo fortunato nell’averlo avuto direttore.

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