SONO PASSATI 34 anni dal giorno in cui fu rapito Aldo Moro e il ricordo mi induce a guardarmi indietro, avevo vent’anni. Ero un giovane Dc, della sinistra Dc, un moroteo, come si diceva allora. Noi morotei eravamo visti come la nuova classe dirigente, la generazione del domani. Le Br fermarono la storia e tutto cambiò quel giorno.
antonio, ilcarlino.it

 risponde GIOVANNI MORANDI,  Direttore Qn e il Resto del Carlino

 SIAMO della stessa generazione. Stavo per andare al giornale, il 16 marzo ’78, e come tutte le mattine ascoltavo le notizie alla radio, quando vennero interrotte le trasmissioni e dettero la notizia del rapimento. Mi venne in mente Schleyer, che era stato rapito dai terroristi tedeschi della Raf. Eravamo abituati a svegliarci la mattina e ad apprendere quale era stata l’ultima vittima del terrorismo, ogni giorno c’era un gambizzato dalle Br. Ma quella mattina fu diverso. Avevano rapito Moro quando stava per insediarsi il governo Andreotti. Vennero sospese le lezioni nelle scuole, ricordo i volti, le espressioni smarrite, il silenzio della folla raccolta nelle piazze. Il cielo era plumbeo. Fu il primo dei 55 giorni di prigionia di Moro, segnati dai comunicati dei rapitori. Fu una specie di 11 settembre italiano.
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