SE LE ELEZIONI anticipate sono ancora un’ipotesi giornalistica, non altrettanto vaghe possono considerarsi le preoccupazioni che il mese di agosto risulti tutto meno che riposante. Partiremo per le vacanze lasciandoci alle spalle l’incertezza su tutto e se è vero, come diceva Seneca, voce simbolica di tutti i tempi difficili, che lontano dalla verità nessuno è felice, allora significa che noi siamo proprio fuori strada, perché la nostra felicità individuale e quella in quanto nazione è proprio ridotta al lumicino. L’altra mattina, in occasione del tradizionale dono del ventaglio da parte dei giornalisti parlamentari al Presidente della Repubblica, Napolitano ha dimostrato una non piegabile determinazione a voler portare a termine il suo mandato che scadrà nel maggio del 2013, usando il pieno dei poteri che gli sono consentiti. E ha rilevato che il disegno politico di sorreggere con un’ampia coesione nazionale l’attuale governo dovrà andare oltre i confini temporali inizialmente indicati ed essere confermato anche dopo le elezioni politiche. Ad osservare i fremiti che attraversano i partiti sempre tentati dalla rissa c’è poco da confidare che questo auspicio si realizzi.

UN AMICO mi ha chiesto un’impressione su quest’ incontro al Quirinale e istintivamente gli ho risposto che in quella breve cerimonia mi è parso di aver avvertito un’adesione piuttosto diffusa da parte dei rappresentanti della stampa verso il Capo dello Stato, una sua certa consapevolezza di poter contare su questo sostegno e una sua sincera convinzione nel voler risultare una guida trasparente, senza scheletri nell’armadio e rispettosa delle regole costituzionali. Il che non capita e non è capitato a tutti i Capi di Stato, che l’hanno preceduto.

Cerchiamo di prepararci alle vacanze nel segno della sobrietà ma anche della serenità e poi quel che sarà sarà, anche perché ci siamo convinti che l’andamento degli eventi non dipende più solo da noi, non del tutto almeno, da noi in quanto individui né in quanto governo, né in quanto Stati presi ad uno ad uno, perché la crisi è molto più grave e complessa.

MA COME ci diceva l’altro ieri Lucia Bosè, che abbiamo ascoltato sulla crisi spagnola, abbiamo vissuto difficoltà non meno gravi di questa e siamo sopravvissuti, e faremo quel che s’ha da fare anche questa volta. Se è vero che la felicità è vicina alla verità è altrettanto vero che non è sempre vicina alla ricchezza, e se qualcuno ne dubitasse, voglio dire qualcuno non nato ieri, allora si guardi indietro e ricerchi i tanti momenti belli nei quali fummo felici senza essere ricchi.

Non dev’essere stato un caso che prima di prendere il treno per tornare da Roma a Bologna, mi sia fermato in una libreria e abbia comprato un libretto che ho letto durante il viaggio. E’ intitolato: ‘Dieci modi per imparare ad essere poveri ma felici’. Penso di averlo scelto nel timore di diventare povero e nella speranza di potervi trovare alcuni consigli utili e convincenti. Poi se dovesse accadere, vi saprò dire se era più bello vivere quando eravamo ricchi ma infelici.