Convinto da Berlusconi che è meglio lasciare l’impressione di essere stato un grande capo di governo che diventare un piccolo leader di partito, Monti annuncerà la sua rinuncia alle elezioni. Ne sarà felice anche Bersani, che lo aveva avvertito che l’epoca dei partiti personalizzati, come quelli che mettevano sui simboli i nomi di Bossi, Di Pietro, Fini etc, è finita. Berlusconi e Bersani avevano buone ragioni per dire a Monti di farsi da parte e vediamo quali. Se Monti si fosse imbarcato nell’avventura di un partito tutto suo sarebbe entrato in conflitto con il Capo dello Stato, perché non erano questi i patti, il governo dei professori doveva essere una parentesi punto e basta. Il fatto che Monti sarebbe diventato un dannoso concorrente di Bersani ha aggiunto argomenti, visto che i sondaggi davano uno spostamento del 5 per cento dal Pd. Avere la sinistra contro oggi significa averla contro quando dovrà essere eletto il nuovo Presidente della Repubblica e anche questo non è bello per chi si culla all’idea di diventare Capo di Stato. Stesso discorso per il centrodestra. Anche Berlusconi non voleva Monti in gara, perché certamente una parte sia pure modesta dell’elettorato moderato sarebbe finita dal professore.

Così la partita diventa a due e tutto viene semplificato, anche se poi la massa degli elettori resta ancora frastagliata e sarà la campagna elettorale a cambiare eventualmente l’attuale geografia del voto. Sicuramente ancora oggi una grandissima parte di italiani di area centrodestra non sa per chi votare, non a caso gli astenuti sono il partito di maggioranza relativa. Ma con il passare del tempo il loro numero si ridurrà e non mancheranno come al solito i convinti dell’ultim’ora. Destinato a logorarsi anche lo sbraitare — definirla oratoria pare eccessivo — di Grillo. Certo se arrivasse al 15 per cento, come pare, risulterebbe una forza inquietante e ancora non ben identificata, sicuramente non immune alle seduzioni autoritarie. Ma andiamo avanti, i centristi. ecco loro meritebbero un discorso a sé perché, come stanno accorgendosi, non basta chiamarsi grande centro per esserlo. Da quando Monti ha cominciato a fare marcia indietro sono diventati una scialuppa alla deriva, con Fini e Casini nel ruolo di “orridissimi” ammutinati, direbbe il Cavaliere. quella che era la loro forza, quando dicevano di non voler stare né di qua né di là, oggi è diventata un motivo di debolezza, perché il gioco ha preso un’altra piega e o si sta da una parte o dall’altra oppure si sta con Grillo.

Il tempo di quelli che decidevano con chi stare a seconda di chi vinceva è tramontato. Il che non è un male. La partita è tra un Bersani che mettendo alle corde Renzi ha scelto di spostarsi verso la sinistra di Vendola, e Berlusconi, che in questi ultimi giorni sta recuperando perché non c’è nessuno che non solo può usare ma anche che sa usare la televisione come lui. Non sarà magari come altre volte la solita partita tra pro e contro Berlusconi ma è una bella rimonta, chi l’avrebbe mai detto fino a poche settimane fa? Berlusconi ha milioni di suoi ex elettori che gli si sono rivoltati contro e che non sarà facile riconquistare ma non gli manca la voglia di provarci. perché sa che in amore, soprattutto quando è sbagliato, spesso ci si ricasca.