Ora i partiti possono anche non sapere

NEL SENTIRE le interviste dei telegiornali o dei vari dibattiti televisivi noto una marcata tendenza a sorvolare sul nome dei partiti di appartenenza sia dell’ex tesoriere della Margherita che ha fatto sparire 13 milioni di euro sia di quel parlamentare del Pdl che in un giorno, comprando e vendendo un palazzo, ha guadagnato 18 milioni […]

NEL SENTIRE le interviste dei telegiornali o dei vari dibattiti televisivi noto una marcata tendenza a sorvolare sul nome dei partiti di appartenenza sia dell’ex tesoriere della Margherita che ha fatto sparire 13 milioni di euro sia di quel parlamentare del Pdl che in un giorno, comprando e vendendo un palazzo, ha guadagnato 18 milioni di euro.

enea, ilcarlino.it

 Risponde GIOVANNI MORANDI,  direttore Qn e il Resto del Carlino

 MI PARE di capire che lei trova ci sia un eccesso di riguardo nei confronti dei partiti di appartenenza di questi due personaggi. È un buon argomento di riflessione, perché coincide con il 20° anniversario di Mani Pulite ed è l’occasione per qualche confronto. In effetti il controverso argomento ricorrente nell’inchiesta di Di Pietro e del suo pool fu l’assioma del «non poteva non sapere», per cui i segretari di partito come Craxi venivano accusati delle ruberie di cui si erano resi responsabili i vari esponenti del proprio partito perché l’inquirente riteneva fossero al corrente dei reati commessi. Oggi invece, stando almeno a questi due casi e soprattutto a quello della Margherita, pare di capire ci sia una diffusa preferenza a considerare i dirigenti di partito, più che come complici, come babbei.

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