LA COSA più divertente che ho letto sotto l’ombrellone è stato un profilo dei nuovi cuochi, che non sono più tondi come una volta ma segaligni e con tassi di testosterone pari a quelli delle rockstar. E’ vero. Sono cuochi dell’anima più che della pancia. L’argomento non ha nulla a che vedere con la situazione in generale, ma è in sintonia con l’atmosfera che ho ritrovato al Bagno Rex. Di cui mi piace tutto a cominciare dal nome, che mi ricorda Fellini, sino al suo più grande merito che è quello di essere sempre uguale a se stesso, con gli stessi clienti, lo stesso bar, quasi lo stesso bagnino, le stesse signore che giocano a burraco e le famiglie che vogliono ogni anno, guai se non fosse così, lo stesso posto e lo stesso ombrellone. In una stagione di tempesta come questa, ritrovare un luogo dove tutto è rimasto uguale a sempre è un sollievo e un conforto. E anche un indicatore, perché è un luogo dove non si riscontra il minimo interesse per ciò che ci assilla ogni giorno. Classico simbolo della vacanza come fuga, come rifugio dov’è palpabile la stanchezza per la quotidianità e la voglia di cambiare.
Questo non può che essere visto che come un buon segnale, perché la guerra finisce sempre quando chi sta per vincerla è stanco di aspettare di vincerla e chi sta per perderla è stanco di combatterla. Che quella che viviano sia una guerra è inutile dircelo, più difficile semmai è immaginare che stiamo per vincerla o che sia prossima la fine. Ma perché poi non dovremmo crederci e dare invece fiducia a chi ci dice il contrario? Perché mai dovremmo dare per vere sempre e comunque le brutte notizie e non invece le possibilità possano mutare in meglio?
E’ VERO che sono passati i tempi in cui si credeva bastasse l’uomo della provvidenza per risolvere tutto, ma immaginare esista un leader capace di sostituire Monti è azzardato. Altra cosa sono le alchimie delle maggioranze. Ma i leader in quanto uomini singoli, come ha dimostrato l’esperienza del governo tecnico, contano più di una buona coalizione, o per meglio dire un governo con una buona maggioranza non sempre esprime un buon leader. Mentre è vero il contrario. Se non Monti ci vorrebbe qualcuno simile a quelli del passato, ma non c’è.
NON C’È un Ugo La Malfa, che faceva la Cassandra più per eccesso di ottimismo che di pessimismo. E non c’è un Giovanni Spadolini, che sarà stato pur innamorato di sé al punto da ricambiarsi, ma aveva il dono del primato e la capacità di essere sempre il primo della classe, sia come direttore di giornale che come ministro, che come premier o leader politico. Ecco, abbiamo bisogno di numeri uno, non di principini o capipopolo. Siamo stanchi delle seconde file e di quelli che non diventeranno mai grandi, nemmeno se diventassero poligami o coppie di fatto