In un Paese, ridotto com’è, che si è inventato perfino l’Authority contro gli sprechi, la quale ci procurerà uno spreco di 6 milioni di euro l’anno solo per pagare una trentina di impiegati e dirigenti da 300mila euro l’anno (se qualcuno volesse approfittarne presenti la domanda entro il 20 gennaio) è difficile sperare che si possa fare qualcosa di buono e di nuovo in tempi compatibili con la nostra esistenza. Perché, scusate se insisto, quale mente malata può aver ispirato la realizzazione di un ente per fare qualcosa che semplicemente dovrebbe fare un qualsiasi normale governo o parlamento, senza aver bisogno di un’Authority destinata allo scopo? Bene, se qualcuno l’avesse ignorato, ora lo sa: il passato governo Monti si è inventato anche questo carrozzone di prossima realizzazione. E allora se questo è il quadro sconfortante, ha un bel dire Matteo Renzi che lui non ha tempo da perdere e che entro la prossima settimana i partiti dovranno rispondergli sui tre modelli di riforma elettorale che ha indicato, perché entro il mese lui la riforma vuole vararla. E ha un bel dire che tutto deve svolgersi secondo agenda perché tra una decina di giorni passerà alla riforma per il lavoro ed anche per quella si dovrà far presto e bene.

Come lo si dovrà fare per le unioni civili, che vanno riconosciute come in un qualsiasi altro Paese civile e forti del fatto che le unioni tra gay non hanno nulla a che fare con la famiglia di cui lui resta uno strenuo difensore, ma non come Alfano e Giovanardi, tanto per citare qualcuno che se fosse nel Pd sarebbe già stato rottamato da tempo. Viene in mente quando l’appena eletto Berlusconi fece conoscenza con il tempo della politica, lui che era abituato a quello dell’impresa, e andava fuori di testa perché non capiva perché se ne dovesse sprecare tanto. Poi si è abituato anche troppo, come abbiamo visto. Al punto che tremiano all’idea che una simile metamorfosi possa ripetersi anche in Renzi, oggi neofita frequentatore dei palazzi romani, pieno di voglia di fare, illuso che gli altri gli obbediscano.

Ma chi gli ha detto che entro la prossima settimana i partiti gli daranno una risposta sulla legge elettorale e chi gli ha detto che entro il mese troveranno l’accordo? Siamo solo nell’ambito della speranza, dell’immaginazione, dell’induzione suggerita dal buon senso non dalla politica. Eppure l’aver fatto la parte dell’ingenuo e di quello che ha fretta gli ha consentito di marcare la diversità da un governo modesto e lento. Il permaloso viceministro Fassina che si è dimesso ha semplicemente dimenticato che il segretario del Pd si chiama Renzi non Fassina. E nel caso il governo risulti da oggi indebolito azzardiamo che Renzi non se ne dispiacerà più di tanto. Un governo così incline a temporeggeggiare, a rinviare non può essere nelle sue corde. Perciò non andate a consolare il fiorentino. Non ne avrà bisogno.