Non basta la benedizione

IERI MATTINA quando sono andato a fare rifornimento, il benzinaio mi ha chiesto se avevo un lavoro da offrirgli. «È cambiata gestione e lunedì mi licenziano». Non mi era mai capitato di avere una richiesta in circostanze analoghe e, non so perché , ho pensato al governo Monti. Certe granitiche convinzioni sui grandi risultati a […]

IERI MATTINA quando sono andato a fare rifornimento, il benzinaio mi ha chiesto se avevo un lavoro da offrirgli. «È cambiata gestione e lunedì mi licenziano». Non mi era mai capitato di avere una richiesta in circostanze analoghe e, non so perché , ho pensato al governo Monti. Certe granitiche convinzioni sui grandi risultati a volte si sgretolano per un nulla. Ammesso che un uomo che rimane senza lavoro sia una questione da nulla. Ho pensato anche a chi mi ha detto che nei salotti d’Italia il più gettonato è proprio il professore, perché se patrimoniale ha da essere è meglio la faccia Monti di Bersani. Ineleganze borghesi. Leggo i tentativi di dare dignità storica agli albori della Terza Repubblica, ma siamo alla Terza o fermi alla Seconda? E mi chiedo se quello di Monti sia un partito, un tentativo di partito o una corrente di partito. Il fatto che la Chiesa lo abbia benedetto ha il suo effetto ed è però anche sintomo di una certa nervosa fretta vaticana nel buttarsi in politica, anzi nel cambiare cavallo, perché prima aveva Berlusconi. La Prima Repubblica aveva altri metodi. Questi lavoretti venivano affidati alle prediche domenicali dei pretini, che dicevano: «Votate per chi vi pare purché sia un partito democratico e cristiano».

NON basta un convento di suore, come l’istituto delle Suore di Nostra Signora di Sion a Roma, dove è nato il partito dell’Agenda Monti, a sancire che il nuovo soggetto politico è l’erede della Democrazia Cristiana, che anziché in convento nacque in casa di un gran borghese meneghino, Giorgio Enrico Falck, padrone delle ferriere, che riunì De Gasperi, Scelba, Moro, Andreotti, Fanfani. Con tutto il rispetto ma i nomi di oggi sono meno luminosi. Alfano poi, che ha interesse a minimizzare, dice che più che un partito è nata una stampella della sinistra e anche in queste polemiche poco è cambiato da un secolo all’altro, perché sono le stesse accuse che si scambiavano i capi Dc dopo che il consiglio nazionale di Vallombrosa, bellissima abbazia che domina la valle dell’Arno, decise l’alleanza tra cattolici e sinistra. Era il 1957. E dovettero passare diversi anni, sette se non sbaglio, prima che venisse varato un governo con i socialisti dentro, governo che comunque ebbe vita breve e difficile e si sciolse sulla prima questione nodale: il finanziamento alle scuole private. Anche allora. Viene in mente Vendola e quel che potrà accadere in un governo dove Andrea Riccardi dovrà vedersela con il Sel.

LA DIASPORA dei cattolici avrebbe semplificato le cose, perché ogni partito avrebbe dovuto vedersela con la propria quota parte, sia nell’area di centrodestra che in quella di centrosinistra. La nascita del nuovo partito cattolico aggiunge un problema anziché risolverlo, perché comunque il partito di Monti non sarà la Dc e comunque per risolvere il rapporto tra laici e cattolici non basteranno gli articoli dell’Osservatore Romano e non basterà la flemma di Monti.

Gli unici che riuscirono nell’impresa furono i capi Dc, da Fanfani a Moro, e anche Fanfani quando cedette sul divorzio pagò a prezzo caro la debolezza di buttarsi nella crociata referendaria. Non basta una benedizione a fare il pieno di voti. Non bastò allora e non basterà, a maggior ragione, ora.