MI HA TELEFONATO una lettrice per raccontarmi di suo figlio con una laurea in architettura che ha lavorato per due anni senza ricevere un euro di stipendio e perciò ha deciso di andare a cercare fortuna, non si diceva così una volta?, a New York. E mi ha detto di aver trovato per strada un ragazzo, «bello come mio figlio» che chiedeva l’elemosina e di essersi messa a piangere: «Com’è possibile aver ridotto i nostri ragazzi a chiedere l’elemosina?».
Poi ha voluto sapere del governo, di quando lo faranno e perché non lo fanno e perché sono così ciechi. «Perché non si rendono conto? Non ne posso più di essere depressa», lei che comunque si è descritta come una signora fortunata, che non avrebbe molti motivi per lamentarsi. Non come quelle donne che ai funerali dei suicidi di Civitanova sono esplose in una ribellione, consapevoli di quanto sia diventato difficile campare. E mi sono venuti in mente i balletti della politica, l’insopportabile commedia per fare anzi non fare un governo, le sguaiate prediche dei nuovi Soloni, l’arroganza dei cosiddetti volti nuovi, i veti per interessi di parte o, peggio, personali.

MI SONO trovato davanti una vecchia foto, datata 20 maggio 1977, in cui si vede il segretario del Pci, Enrico Berlinguer, mentre stringe la mano al presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro ai tempi del compromesso storico, che all’epoca, a tanti, sembrò un patto contro natura perché stipulato tra il maggior partito di maggioranza e quello di opposizione, tra l’altro legati a modelli economici incompatibili, il comunismo e la liberaldemocrazia, e anche ad alleanze internazionali che si confrontavano nella Guerra Fredda, la Nato e il Patto di Varsavia. Eppure quel patto difficile (si diceva patto all’epoca, ancora non era stata inventata la sciocchezza dell’inciucio) fu raggiunto perché venne giudicato il solo modo per rispondere ad un’emergenza gravissima provocata dal terrorismo rosso che voleva sovvertire le istituzioni, esattamente come oggi la recessione sta distruggendo l’economia e la nostra vita. Se un accordo di governo fu possibile allora com’è possibile non lo sia ora, in una condizione che è per certi versi più facile?

OSSERVO in questa foto l’espressione di Berlinguer e quella di Moro, che dai due lati del tavolo si tendono la mano guardandosi intensamente negli occhi, con un’espressione che rivela la soddisfazione per il risultato, ma anche la fatica sopportata per raggiungerlo.
In questa foto c’è la prova della qualità che la politica oggi non ha più. C’è il riscontro della serietà, della costanza, dell’abnegazione. Ognuno con le sue idee ma con il rispetto per chi ne aveva diverse. Almeno in questi due grandi capi, almeno nei grandi capi della politica di allora. Almeno nel loro lavoro silenzioso e sofferente, svolto nella consapevolezza di rappresentare una parte d’Italia e non vanità o interessi di bottega. E oggi? Guardi i leader di oggi e vedi quello che sbraita, quello che insulta, quello che fa battute o quello che ha il sorrisino stampato sul viso. Che cosa abbiano da ridere lo sanno solo loro. Berlinguer, Moro e altri ancora erano fatti di un’altra pasta. Ne avessimo anche oggi uguali o simili, ma siamo invece qui a registrare che sono solo simboli di una categoria che non ha lasciato eredi. Così è, cara sconsolata lettrice.