A parte la diversità degli emiliani, in quanto uomini e donne, che hanno i loro pregi e difetti ma vantano una spontanea inclinazione ad affrontare con determinazione i problemi della vita, non si vede di quale diversità potrebbe vantarsi la classe politica che guida questa regione, che al di là delle lodi autoattribuitesi, sta rivelando una squallida somiglianza al resto della classe politica di un paese che non si merita chi lo rappresenta. Penso agli scandali che hanno accomunato i vari gruppi politici alla regione Emilia Romagna, penso in particolare al capogruppo del Pd, alla finzione di chi assurgeva a paladino contro la Casta, inneggiando alla sobrietà e alla solidarietà e invece primeggiava nell’abbuffarsi in smodati pranzi da 200 euro a testa e magari di beneficienza, pagando non con il suo denaro ma con il nostro.

Comportamenti che offendono gli elettori prima ancora che i codici, cioè una vergogna. Allo stesso tempo penso ai 2.260 sfollati, rimasti senza casa, un numero altissimo, che si accingono a trascorrere il secondo Natale dopo il terremoto nel totale oblìo, chiusi in una morsa di silenzio tale da risultare inesistenti, se il Carlino non fosse andato a trovarli nei camper dove vivono da un anno e mezzo tra topi, fango, freddo e bollette da pagare (“hanno avuto dallo Stato i container, mica pretenderanno di avere anche le bollette pagate”). Sono 2.260 persone che cancellano ogni altro merito acquisito nella ricostruzione dell’Emilia, perché sono una sconfitta morale oltre che materiale, tanto peggiore perché destinata ad accostare la nostra regione ad altre esperienze fallimentari seguite a eventi naturali che hanno colpito il nostro Paese.

Una sconfitta rappresentata dall’occhiuta burocrazia di quel comune che ha contestato la presenza davanti al container di una statua di Padre Pio, giudicata “non a norma”, come fosse norma vivere dentro quattro lamiere, in attesa di una casa che non solo non c’è più ma che non risulta nemmeno in ricostruzione, visto che dopo due anni non è stata nemmeno completata la demolizione degli edifici pericolanti, essendoci una certa tendenza a privilegiare le opere pubbliche sui bisogni privati, secondo un’antica e nefasta mentalità che pensa prima allo Stato (quale?) e poi al cittadino. No, non andate più in giro, a dire che l’Emilia è diversa. L’Emilia in quanto ad amministrazione è esattamente come il resto dell’Italia, con la voglia dei cittadini di sbarazzarsi di politici parassiti e una sconcertante modestia degli amministratori, penso alla giunta di Bologna, incapace di disegnare scenari all’altezza di una città importante qual è, una giunta che dà il meglio di sé nell’abbattimento di pedane dove bar e ristoranti, come accade in tutte le città del mondo, cercano di sistemare un tavolino. Ecco i grandi disegni strategici, poi ci chiediamo perché siamo depressi.