Londra 2012: la lezione inglese

Sono stato uno di quei tre, quattro miliardi (dicono) di esseri umani che hanno guardato alla televisione o su internet l’apertura delle Olimpiadi di Londra. Non solo i giochi ma anche il contesto non è più quello di Olimpia. Ma forse lo spirito sì. Non mi sarei mai aspettato una cerimonia rituale e simbolica come […]

Sono stato uno di quei tre, quattro miliardi (dicono) di esseri umani che hanno guardato alla televisione o su internet l’apertura delle Olimpiadi di Londra. Non solo i giochi ma anche il contesto non è più quello di Olimpia. Ma forse lo spirito sì. Non mi sarei mai aspettato una cerimonia rituale e simbolica come quella. Uno spettacolo essenziale che mi ha fatto pensare al mio paese, con un po’ di amarezza o forse solo di rammarico ma non senza fiducia.

Quando ti trovi a confrontarti con paesi potenti o tantissimi altri sconosciuti, ti chiedi quale sia il giusto modo per mostrarti. Sembra un problema difficile ma la Gran Bretagna ci ha dimostrato che non lo è. Poteva accettare la sfida della Cina che fece esibizione di muscoli e invece ci ha raccontato la sua semplice storia di paese democratico, di quando viveva del lavoro nei campi e poi seguito da quel doloroso parto del suo benessere che fu l’industrializzazione, con le ciminiere, l’aria inquinata, la silicosi, la povertà, lo stipendio, gli scioperi, i disoccupati e comunque la fatica per conquistarsi una vita migliore.

Ho trovato questo accettarsi per intero una lezione per tutti ma soprattutto per coloro che ritengono prevalenti le piccole ideologie e l’arroganza delle loro anguste verità.

Poi mi ha incantanto la celebrazione del servizio sanitario nazionale, come memorabile vittoria da celebrare, ovvero come orgoglio di essere stati capaci di assicurare attraverso la previdenza sociale un livello di protezione della salute a tutti e in particolare ai bambini. Concetto laico e pratico, che supera i discorsi dotti sull’etica, sia quella vera che quella interessata. Saremmo stati capaci, noi italiani, di raccontarci con altrettanta franchezza e con una buona dose di ironia, che tutto ha dissacrato a cominciare dall’amata regina nel suo ruolo di autorità del mondo globale? Per non parlare poi del gran braciere a forma di corolla. Una rappresentazione democratica del fuoco olimpico.

Per raccontarsi gli inglesi ci hanno detto da dove sono venuti indicandoci dove intendono andare, ovvero verso quella diversità, che è propria della loro storia e a cui non intendono rinunciare. E’ vero che noi abbiamo un passato più pesante e complesso, ma la nostra è una storia che, se non ci è invidiata, viene riconosciuta, più di ogni altra, come maestra di vita. Per ritrovare la fiducia e la convinzione che siamo e saremo capaci di superare anche i problemi di oggi, proviamo a ricordarci del nostro passato e ad esserne orgogliosi, come lo sono del loro gli inglesi. Prendendolo per intero, anche con le colpe che ha. Per dirci capaci di saper fare e non di saper solo accusare, giudicare o, peggio ancora, sperare solo nei miracoli. Credendo nella successione ineludibile del dopo la notte il giorno, del dopo il male il bene.

londra 2012; olimpiadi 2012