L’imbarazzo di chiamarlo amore

LO STATO riconosce già le coppie di fatto quando deve incassare. Se convivi e dichiari all’anagrafe che lo fai «per ragioni affettive», allora la pubblica amministrazione calcola il tuo reddito ‘familiare’. Quindi nega al più povero dei conviventi l’esenzione dal ticket e ti raddoppia la Tarsu. Negli altri casi però per lo Stato non sei […]

LO STATO riconosce già le coppie di fatto quando deve incassare. Se convivi e dichiari all’anagrafe che lo fai «per ragioni affettive», allora la pubblica amministrazione calcola il tuo reddito ‘familiare’. Quindi nega al più povero dei conviventi l’esenzione dal ticket e ti raddoppia la Tarsu. Negli altri casi però per lo Stato non sei una famiglia.

leo, ilcarlino.it

GIÀ CHIEDERE la motivazione di una convivenza mi pare cosa inopportuna, definirlo poi legame per «ragioni affettive» è ridicolo perché è un modo per evitare la parola amore, che al burocrate appare inopportuna e imbarazzante, per quanto vera. Come se «cara ti penso perché ti amo» fosse la stessa cosa di «cara ti penso per ragioni affettive». La burocrazia quando diventa occhiuta dà il peggio di sé. Ma il problema che lei solleva ha a che fare con l’ipocrisia dell’estensore della legge che accetta come famiglia una coppia, quando il considerare questa unione comporta un vantaggio per le casse erariali. E al contrario a non considerarla tale quando può costituire un modo per evitare impegni dello Stato. Sono piccoli espedienti ragionieristici che suggerirei di guardare con disprezzo.

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