L’acqua cheta

In parte ha ragione Renato Brunetta nel rivendicare la paternità di molti provvedimenti che ci semplificheranno la vita e che sono stati indicati dal governo Monti, ma dovrà convenire l’ex ministro che quel che lui denunciava e gridava appariva come il gesto solitario di un tipo un po’ matto, un po’ egocentrico e visionario abbastanza […]

In parte ha ragione Renato Brunetta nel rivendicare la paternità di molti provvedimenti che ci semplificheranno la vita e che sono stati indicati dal governo Monti, ma dovrà convenire l’ex ministro che quel che lui denunciava e gridava appariva come il gesto solitario di un tipo un po’ matto, un po’ egocentrico e visionario abbastanza isolato dal resto del governo, oggi invece quel che viene deciso e scritto è pacatamente presentato come frutto di scelte di tutto il governo. Si dirà che è una questione di stile e in parte è vero ma è questa differenza che dà più credibilità a quel che viene fatto oggi rispetto a quel che veniva annunciato ieri. Non so francamente se tutte queste belle cose nuove decise dal governo diventeranno realtà o rimarranno un’illusione. Ma non va sottovalutata la controllata reazione degli italiani, che quasi uniformandosi allo stile del governo, non si agitano e sono fiduciosi. Io penso che abbia ragione Passera quando dice che a fronte degli scioperi è convinto che nonostante le piazze, i blocchi stradali, i forconi e i tir, secondo lui, la maggioranza degli italiani sta con il governo.

Ci sono buoni motivi per condividere questa impressione. Le acque chete rovinano i ponti e Monti è un’acqua cheta che parla poco e prima le fa e poi le dice. Se dunque riuscisse a far cadere i ponti con il nostro passato non saremmo che lieti. Aveva ragione Craxi a volere un’Italia modernizzata, come la chiamava lui, ma sbagliò nel credere, come diceva Benedetto Croce, che l’onestà non sia la qualità più importante in un politico. Non sottovalutiamo però che non gli fu consentito di realizzare quel che voleva.

Aveva ragione anche Berlusconi quando all’inizio sognava un’Italia diversa, poi si accontentò di quella che aveva, consolandosi nel pensare più a se stesso che agli italiani. Se avesse guardato più lontano avrebbe avuto un’altra storia.

Questo di Monti è il terzo tentativo di riformare l’Italia dopo i primi due falliti e nulla ci permette di dire che Monti riuscirà in quel che Craxi e Berlusconi hanno fallito. Ma è curioso pensare che sia un conservatore, un signore dai capelli grigi, un professore schivo a rivoluzionare un Paese totalmente ingessato. Un uomo talmente poco rivoluzionario nel suo tratto personale, così ben descritto da un abbigliamento tipo Facis, che rifugge perfino da vocaboli che gli appaiono sopra le righe come la parola craxiana “modernizzazione”, o l’ancor più esplicita “rivoluzione”. Lui preferisce parlare di “innovazione”.

Al di là di queste osservazioni, quel che credo sia rilevante è osservare una certa concreta e diffusa fiducia e perfino un certo orgoglio nazionale indotto dalla capacità che abbiamo avuto di rispondere alla catastrofe con un governo che raccoglie attestati di stima nel mondo. Grazie presidente Monti e grazie presidente Napolitano, che l’ha voluto. E bravo anche Berlusconi nell’assicurare il suo appoggio a questo governo, sottraendosi ai giochini meschini dei suoi peones e dei suoi ex alleati valligiani. Ora la parola spetterebbe ai silenti partiti, che dovrebbero dirci cosa intendono fare per tornare ad essere presentabili.