La sveglia del Colle ai partiti

E così il dottor Napolitano, fresco di laurea (ma ne aveva già una più altre ad honorem) si è messo a fare il professore, non per rubare il mestiere a Monti ma per spiegare che questo governo Monti non va visto come un modello da imitare e che i partiti devono prepararsi a prenderne il […]

E così il dottor Napolitano, fresco di laurea (ma ne aveva già una più altre ad honorem) si è messo a fare il professore, non per rubare il mestiere a Monti ma per spiegare che questo governo Monti non va visto come un modello da imitare e che i partiti devono prepararsi a prenderne il posto. Quando? Dopo la fine della legislatura. Un’ovvietà, se fossero altri tempi, così come lo sarebbe il dire che non c’è nulla di meglio dei partiti e che nulla di diverso potrà o dovra sostituirli.

Bella provocazione avere il coraggio di gridare: viva i partiti! Napolitano l’ha fatto, confermando di essere un politico di razza che sa guardare oltre. Lo ha fatto a Bologna nella cerimonia nella quale gli è stata conferita la laurea ad honorem dal rettore Ivano Dionigi. Davanti agli ermellini, ai politici e ai giovani.

Ha osservato che l’attuale governo è una soluzione «non rinvenibile in schemi ordinari» e alla fine della legislatura dovrà prendere il suo posto un altro che torni a rappresentare la politica. Entro il 2013 i partiti dovranno però inventarsi in modo diverso ovvero autorinnovarsi.

Napolitano è stato chiarissimo, ha detto che il Parlamento deve varare una riforma delle istituzioni, delle regole parlamentari e di quelle elettorali. Per chi non avesse ben capito ha scandito: «Bisogna restituire ai cittadini la voce che ad essi spetta nella scelta dei loro rappresentanti e per una selezione di candidati con i necessari titoli di trasparenza morale e competenza». Più riforma elettorale di così!

Un’agenda fittissima per il Parlamento, anzi una sfida epocale, che induce l’inventore del governo tecnico a dire che i partiti devono svegliarsi e che ora deve toccare a loro. Più che uno squillo di trombe la sua è una dichiarazione di fede, una difesa senza incertezze per la forma partito. Ed è anche una risposta a quelli che pensano si possa far politica navigando in internet. Nulla e nessuno può sostituirsi ai partiti, ha detto il Presidente, la Rete fornisce solo supporti e modalità di ingresso ma le decisioni politiche possono nascere solo nelle sedi istituzionali e con il tramite delle forze politiche. Ovvero quelle cose che oggi sembrano entità astratte e che dovranno invece ritrovare concretezza, ruolo e dignità. A dirsi sembra facile.

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