L’unica cosa certa è che Napolitano non consentirà elezioni anticipate e pur di sbarrare la strada a queste intenzioni è pronto a dimettersi. Se è vero, ed è vero, che senso ha mettere in crisi Letta sapendo di dover comunque, dopo di lui, rimettere insieme i cocci e formare un altro governo che gli assomigli? Con l’aggravante per i cosiddetti falchi o guastatori – equamente distribuiti a destra e a sinistra – di dover vedersela con l’ira degli italiani per il rischio ripristino Imu e l’Iva aumentata. Qualcuno nel Pdl aveva cercato di smussare i toni ma senza successo. In apparenza sembrano tutti coperti e allineati, come si diceva una volta del Pci. Ma chissà se dura. E’ certo che nel Pdl gli imbarazzi e le insofferenze per questi diktat sono diffusi.

Non a caso Napolitano aveva offerto un’opportunità di confronto suggerendo al Parlamento di valutare la possibilità di un indulto e dell’amnistia, parola vaga ma che poteva suonare soave alle orecchie di Berlusconi. Comunque è andata, con metodo spiccio e poco formale a fine pomeriggio Berlusconi ha fatto sapere con un comunicato che i suoi ministri avrebbero dovuto dimettersi e di lì a pochi minuti il fido Alfano, capo delegazione, ha risposto che l’ordine sarebbe stato eseguito. Procedura di apertura della crisi abbastanza eterodossa, per non dire poco rispettosa dei ruoli. A questo punto che cosa accadrà? Semplice, si va alla crisi e alla formazione di un nuovo governo, che probabilmente sarà guidato da Letta.  Poiché abbiamo detto e ridetto che alle urne non ci andremo, Pd e Pdl si ritroveranno con il cerino in mano dovendo in un modo o nell’altro inventarsi una maggioranza, che vari almeno la nuova legge elettorale senza la quale niente voto. Eventualità che oggi ci sembra improbabile, ma il Pdl potrebbe mai rischiare una nuova legge elettorale varata da un governo che gli è ostile? Non è fantapolitica chiedersi anche se ci siano o no rischi di spaccature dentro il Pdl, perché molti parlamentari pur avendo obbedito tacendo non erano affatto d’accordo sulle dimissioni.

Indotti anche dalla consapevolezza che l’accesso alle elezioni anticipate sarà sbarrato non solo da Napolitano ma anche dal mondo economico internazionale, che non consentirebbero all’Italia di sprofondare, pena un effetto domino su altri Paesi, proprio in una fase di ripresa. Poteri che, se vogliono, i mezzi per essere convincenti li hanno, vedi quelli usati per scaricare il governo Berlusconi. Lo spread è risalito a 265 mentre quello della Francia, tanto per fare un confronto, è a 57. Ci vuole nulla a precipitare a livelli Grecia. Come dicevamo molto probabile che anche il prossimo governo sia guidato da Letta e a Napolitano non risulterebbe sgradito fosse formato da Pd, porzioni del Pdl più i centristi Casini e Monti e anche grillini, non tutti naturalmente, perché è impensabile che Grillo cambi parere su un governo a due con il Pd, sogno irrealizzato di Bersani. E Berlusconi? Pare avviato sulla strada del tanto peggio tanto meglio. Strada che non ha mai portato da nessuna parte.