La solita Italia

PUÒ DARSI che il testo che segue grondi di retorica, me ne scuso. Ma volevo dire che alla fine c’è sempre l’Italia di sempre, quella degli artisti, dei geniali se non dei geni, dei mammoni, dei figli ‘so piezz e core’, l’Italia che vince chi è destinato a vincere e che ce la fa dopo […]

PUÒ DARSI che il testo che segue grondi di retorica, me ne scuso. Ma volevo dire che alla fine c’è sempre l’Italia di sempre, quella degli artisti, dei geniali se non dei geni, dei mammoni, dei figli ‘so piezz e core’, l’Italia che vince chi è destinato a vincere e che ce la fa dopo essersi persa. Insomma se siamo con la Grecia la più antica civiltà dell’Europa una ragione ci sarà. Volevo dire questo non riuscendo a sfuggire alla foto di Balotelli abbracciato dalla madre, di fronte alla quale è difficile controllare l’emozione, perché quella donna potrebbe essere mia madre, tua madre, insomma è la madre per eccellezza. Quella mamma che abbraccia quel figlio gigante, che si piega verso di lei perché lui è troppo alto e lei è diventata troppo piccolina con l’età. Con quell’inchinarsi del figlio, che tradisce il desiderio di tornare piccino per sentirsi ancora bambino. Quella mamma con il colore ritoccato dei capelli ma solo un po’, giusto per coprire i capelli bianchi, tanto chi se ne importa, le cose importanti sono altre, quella mamma che tiene stretto quel figlio, che le portarono a casa quando non aveva due anni ed era malato e solo e nessuno lo voleva e che ora invece è il campione più forte, con quel fisico che deborda dalla maglia blu dov’è scritto Italia.

 

QUELLA mamma che lo tiene stretto, lo stringe e lo spinge a forza verso di sé fino a comprimergli il viso, per sentirlo quanto più le è possibile sulla sua pelle, quella mamma che chiude gli occhi in estasi e piange contenta, con una commozione che le fa mordere le labbra. Può darsi che mamme come lei siano ovunque nel mondo, non so, io l’ammiro. E sicuramente quella donna semplice è il simbolo di un’Italia generosa, tirata su agli oratori, dai preti quando non erano solo preti ma un po’ di più. Un’Italia cattolica, magari egocentrica ma che sapeva dare. Un’Italia che può essere al Sud o al Nord e che se non vi fosse capitato di incontrare potreste vedere andando a Brescia, città molto leghista e allo stesso tempo molto terzomondista, generosa e ottusa, raffinata e volgare, di quelli che dicono negher ai neri e che scansano piazza Stazione perché è piena di immigrati. Città di extracomunitari perché li pagano in nero e perché caposaldo di un cattolicesimo sociale legato al mondo dei missionari. Città anche malata di razzismo ma molto legata al volontariato che coniuga la fede con l’aiuto al prossimo. Città che fu della sinistra Dc e di Mino Martinazzoli, politico intelligente e integro, che fu l’ultimo segretario nazionale dello Scudocrociato.

OGGI LA DC non c’è più, forse non c’è più nemmeno il cattolicesimo di sinistra o di destra, ma ci sono donne così, madri e padri e figli come Mario. E dunque il più è fatto, perché per essere retorico fino in fondo il seme dell’amore è già stato cosparso e non c’è che da aspettarne i frutti. Insomma non so a voi, ma a me quest’Italia qui piace e comunque mi piacerebbe lo stesso, anche se fosse peggiore. Ci siamo svegliati una mattina, è accaduto solo tre giorni fa, e abbiamo vissuto una giornata bellissima dopo tanti giorni bui e tristi. Come se fosse cominciata un’altra stagione. Non so se è vero, ma finché sarà possibile crederlo, crediamoci.