FINALMENTE è arrivata la domenica del derby per la scelta di chi guiderà il Pd e che sembra diventato quasi più importante delle elezioni politiche. Non c’è dubbio che queste primarie, questa sfida tra Bersani e Renzi, interessi anche i tifosi di altre squadre. Da questo punto di vista è vero che questa sfibrante e a momenti ripetiva e lunghissima campagna elettorale abbia finito con il convolgere un po’ tutti, come succedeva una volta nelle liti di corte, quando due vicini cominciavano a litigare e finiva che nel parapiglia venivano trascinati dentro anche gli altri condomini. In realtà queste primarie non sono elezioni normali perché portano l’elettorato di sinistra davanti ad un bivio, che l’obbligherà anche a scegliere tra due generazioni. Tra un uomo di 60 che ha conosciuto tutte le tappe della storia della sinistra e un altro che non ha conosciuto nemmeno gli Anni di piombo del terrorismo perché all’epoca era un bebé, essendo nato nel ’75. Al di là dei programmi, che non mi pare siano rappresentativi, la scelta tra Bersani e Renzi è anche la scelta tra una sinistra conosciuta e una che è tutta da spertimentare. Che poi il nuovo sia migliore del vecchio anche questo è tutto da sperimentare. E da dimostrare.

CHE SIA una scelta anche tra generazioni è fuori dubbio. Bersani è un uomo sicuramente affidabile ma che in una sinistra, in un’Italia direi, insofferente per quasi tutto quello che c’è e desiderosa anzi ansiosa di potere andare incontro a un diverso migliore del presente, questo rassicurante essere già prevedibile potrebbe rappresentare un deterrente.

Il «giovane» Renzi da questo punto di vista è favorito, perché anche dopo questa lunga ed estenuante campagna elettorale è riuscito a conservare qualche motivo di attrazione, di quelli che vengono riservati a quelli che fanno i misteriosi e non si conoscono abbastanza. Renzi ha 37 anni e già questa è un’anomalia nella storia di una sinistra da sempre condizionata dai costumi prudentissimi del partitone, che non ammetteva fughe in avanti, tant’è che Occhetto è passato alla storia come quel ragazzo, anche se aveva quasi trent’anni, che fece l’orazione funebre ai funerali di Togliatti, esempio di ardimentosa gioventù quasi avesse avuto i pantaloni corti.

RENZI invece pericolosamente ha quasi l’età di Craxi, quando Bettino fece il colpo di mano dell’hotel Midas ed estromise il segretario De Martino dando vita al nuovo partito del garofano, tanto inviso all’elettorato che oggi andrà a votare alle primarie. Aggiungasi il sospetto che Renzi sia un infiltrato di Berlusconi, per il solo fatto di esserere andato ad Arcore, visita che lui stesso valuta gli costerà un paio di punti percentuali in meno di quelli che avrebbe potuto raccogliere. Staremo a vedere come andrà a finire, ma non c’è dubbio che in una situazione di distacco dalla politica come quella italiana un rinnovamento a tutti i livelli è indispensabile. Gli unici a non averlo ancora capito sono quelli del Pdl. Tant’è che per tenere lontani i giovani hanno o avevano, forse ci hanno ripensato, introdotto una tassa di 12 euro agli elettori delle loro primarie che abbiamo meno di 16 anni. Una scelta di futuro. Dei veri geni.