È UNA situazione in cui si avverte l’imbarazzo di non sapere più che cosa dire, perché quel che si sta ripetendo da 50 giorni, dalle elezioni ad ora, rimane totalmente inascoltato. Gli industriali sono arrivati ad osservare un minuto di silenzio in memoria delle imprese decesse. Se il dato interessa quelle che hanno chiuso dal primo di gennaio sono 4400, se si continua così, ma il ritmo potrebbe accelerare, alla fine dell’anno saranno 20 mila, l’anno scorso 12 mila.
Ma non ci abbattiamo e facciamo il punto. Uno. Non abbiamo un Presidente della Repubblica che deve essere rieletto ed è difficile pensare che i partiti trovino un accordo visto che non vanno d’accordo su nulla. Due. L’attuale premier Monti è dimissionario, ha fatto di tutto per non andarsene come aveva promesso, poi è rimasto deluso dagli elettori e ora ha chiuso bottega lasciando la gestione ai commessi. Tre. Bossi. Già, c’è ancora lui. Questo è un Paese che non butta via nulla, e del resto capite cosa voglio dire visto che siamo in zona di salumifici. Dunque si è detto che Bossi vuol fondare la Lega, forse si è stancato della vecchia, forse si era dimenticato di averla già fondata.
IN UN MOMENTO come questo, che invece di una ce ne siano due di leghe mi pare cambi poco. E perché non tre o quattro? Ma sì, esageriamo, “abbundandis abbundandum, che non si dica poi che siamo provinciali e siamo tirati”, come diceva Totò. Tre. Bersani. Si è messo a fare manifestazioni di piazza contro la povertà che è come dire piove governo ladro, perché sarebbe bello ma purtroppo non basta un corteo per cancellare la povertà e poi farebbe bene Bersani a chiedersi che cosa fa, in quanto vincitore che non ha vinto le elezioni, per contribuire a eliminarla. L’unica cosa che potrebbe fare è smettere di volere un governo di minoranza guidato da se stesso, che inspiegabilmente chiama governo di cambiamento quando tutti sanno che sarebbe solo di accompagnamento a nuove elezioni anticipate, che non sarebbero certo una medicina per la crisi economica e dunque per la povertà.
Chi c’è rimasto da osannare? Berlusconi. È il più fortunato di tutti perché senza fare fatica e giocando di rimessa, una volta tanto, riesce a scansare le colpe che vanno tutte a Bersani. Gli è andata bene con il grande comizio in piazza del Popolo a Roma e ora il Cavaliere ci ha preso gusto e ha fatto il bis a Bari. Ma la politica è un’altra cosa. Servono risposte e non esibizioni di body building.
INFINE Grillo. Già, c’eravamo dimenticati di lui, nonostante faccia di tutto per stare al centro dell’attenzione. Va in giro a raccontare la storiella che odia i giornali ma non gli par vero di finire in prima pagina e fa di tutto per andarci. Ma non bastano il protagonismo e l’arroganza. La politica è un’altra cosa. Da quando poi ha scoperto che si possono aggiustare anche i risultati elettorali via web, la “democrazia” gli piace ancora di più. Finito. Ci sarebbero da citare gli industriali, che non sanno più a che santo votarsi e perciò hanno deciso di allearsi ai sindacati. Se vi sembra normale tutto questo, ditelo voi. A me pare la fine del mondo. Speriamo sia solo la fine di un mondo.