La politica e l’incompiuta

Su YouTube ho trovato un discorso di Mino Martinazzoli, che fu l’ultimo segretario della Dc. Risulta utile raccontarlo per non perdere la residua fiducia che ci è rimasta nella politica, a condizione di essere disposti a considerarla come fosse Schubert. La storia raccontata da Martinazzoli è la seguente. Il direttore generale di una società riceve due […]

Su YouTube ho trovato un discorso di Mino Martinazzoli, che fu l’ultimo segretario della Dc. Risulta utile raccontarlo per non perdere la residua fiducia che ci è rimasta nella politica, a condizione di essere disposti a considerarla come fosse Schubert. La storia raccontata da Martinazzoli è la seguente. Il direttore generale di una società riceve due biglietti per un concerto che ha in programma la sinfonia numero 8 di Schubert. Non potendoci andare passa i biglietti al giovane e dinamico capo del personale, laurea alla Bocconi e master alla London School. Il giorno dopo chiede al collaboratore se il concerto sia stato di suo gradimento e riceve da questi un report diviso in cinque punti.

Punto 1. Durante considerevoli periodi di tempo i 4 oboe non fanno nulla, si dovrebbe ridurne il numero e distribuire il loro lavoro tra il resto dell’orchestra eliminando i picchi di impiego.

Punto 2. I 12 violini suonano la medesima nota perciò l’organico dei violini dovrebbe essere ridotto.

Punto 3. Non serve a nulla che gli ottoni ripetano i suoni già eseguiti dagli archi.

Punto 4. Se tali passaggi ridondanti fossero tagliati il concerto potrebbe essere ridotto ad un quarto.

Punto 5. Se Schubert avesse tenuto conto di queste mie osservazioni avrebbe terminato la sinfonia.

E Martinazzoli conclude: “Io invece vorrei vivere in un mondo nel quale si potesse sentire la sinfonia di Schubert così com’è”.

Presi come siamo dal desiderio di eliminare gli sprechi sarà bene evitare gli errori in cui è caduto il capo del personale, allo stesso tempo dovremmo affidarci ad una politica che sappia non già sperperare o devastare e basta ma trovare un giusto equilibrio perché il risultato sia non dico un capolavoro, ché sarebbe da presuntuosi, ma almeno funzionale. A questo equilibrio non dovremo mai rinunciare anche se gli impulsi a dare sfogo alla furia devastatrice sono ben comprensibili.

Mi sono astenuto dal parlare del mortificante scandalo di Venezia, a cui dedichiamo pagine e pagine del giornale. E’ vero che è un film che abbiamo già visto ma

rimaniamo increduli nel rivederlo in versioni sempre peggiori. Il discredito che ha investito il paese è globale perché i teatri degli ultimi scandali sono l’Expo e Venezia. Di quest’ultima aggiungo un episodio marginale ma significativo. Quando è scoppiato il caso, un regista, del quale non sono autorizzato a riferire il nome, mi ha raccontato di essere stato avvicinato da persone che gli proposero un film documentario sulla costruzione del Mose, per il quale chiesero larghezza di mezzi e modi con riprese sottomarine e aeree.

Arrivò il giorno in cui il regista portò ai committenti un preventivo e raccolse come obiezione quella che il conto era basso e andava aumentato di 100 milioni

di lire con l’obbligo di assunzione di un figlio di. Questa è l’Italia in cui viviamo, questa è l’Italia che dobbiamo smontare. Direi purtroppo: questa è l’Italia. Tutto meno che musica per le nostre orecchie.

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