IL GOVERNO Letta ha bisogno di tutto meno che di un caso Idem, che poi è una storiella italotedesca ambientata a Ravenna, storia tra moglie e marito dove qualcuno ha voluto mettere il dito scoprendo colpe che forse non sono gravissime ma neppure troppo leggere. Se è vero che per un po’ di tempo le ha sottaciute al punto da sembrare arrogante. Una storia che ha a che fare con tasse, argomento sensibile per il ministro di un governo che sulla tasse, di quelli che le pagano senza concedersi sconti, ci campa. Poi c’è stata un’imbarazzante conferenza stampa ieri a Palazzo Chigi, che non ha procurato vantaggi alla ministra delle pari opportunità. A parte l’esordio un po’ urlato, sono una donna non sono una ladra, né una puttana né una furbetta, se c’è una cosa che avrebbe dovuto evitare è dare l’impressione di sfuggire alle domande dei giornalisti. Poteva essere l’occasione, sia pure tardiva, per chiarire tutto e rispondere con pazienza anche a domande impertinenti. Invece una conduzione maldestra dell’incontro ha chiuso il dibattito in modo brusco, lasciando a bocca asciutta chi chiedeva altri chiarimenti.

 

AL PUNTO che è sembrata una fuga, grave errore di comunicazione, che non ha dissolto i dubbi su una storia di presunti abusi edilizi, presunte Imu non pagate in modo regolare, una presunta associazione sportiva e presunte assunzioni tra moglie e marito. Una storia che la Idem ha troppo sbrigativamente liquidato come una montantura mediatica, perché è vero che, se si pensa ad altri politici, queste colpe sono poca cosa ma è anche vero che chi si presenta agli elettori come un’alternativa limpida, deve essere limpido e senza scheletrini o scheletroni se non vuol condannarsi alle figuracce.

PROVA NE sono le critiche e le accuse che vengono proprio dagli elettori delusi. Il fatto che i sondaggi indichino che l’80 per cento vuole le dimissioni della Idem fa capire come lei non si renda conto che non è più l’olimpionica amata dagli italiani ma un esponente di governo e par strano che non abbia ancora capito che quel che viene tollerato agli atleti non lo è se commesso dai politici. Che poi ci abbia ricordato che lei è una grande campionessa e che ha procurato tanto onore all’Italia quasi che — sottinteso — questo potesse consentirle se non il perdono almeno la benevolenza, poteva risparmiarselo.
Che poi abbia detto che lei doveva pensare ad allenarsi e non aveva tempo e testa per occuparsi di cose di cui in casa e tra i suoi consulenti altri si occupavano, se non sembra uno scaricabarile poco ci manca.

IN ATTESA di saperne di più, non resta che aspettare che Josefa Idem dimostri di saper diventare un buon ministro così come è diventata una grande atleta. Usando magari lo stesso impegno che ha sempre messo negli allenamenti ma sicuramente frequentando altre palestre.
E se mai rimanesse ministra non si rattristi: è difficile possa continuare a contare sulla simpatia di cui godeva prima.

 

di GIOVANNI MORANDI