Il tempo brucia i suoi figli

Se fossimo la Francia potremmo dire che la rivoluzione divora i suoi figli, ma da noi le rivoluzioni vengono solo annunciate, semmai temute, e non ne abbiamo fatta mai una perché abbiamo capito che basta aspettare e ci penserà il tempo a bruciare i suoi figli. Vedi la fine che sta facendo Beppe Grillo e non […]

Se fossimo la Francia potremmo dire che la rivoluzione divora i suoi figli, ma da noi le rivoluzioni vengono solo annunciate, semmai temute, e non ne abbiamo fatta mai una perché abbiamo capito che basta aspettare e ci penserà il tempo a bruciare i suoi figli. Vedi la fine che sta facendo Beppe Grillo e non solo lui. Già ci ha pensato qualcuno dei suoi a giustificare comportamenti non del tutto comprensi quando ha fatto sapere di non essere pazzo. Par di tornare alla torrida estate del 1647 e di vedere nudo al pulpito della basilica del Carmine Tommaso Aniello, detto Masaniello, che al popolo napoletano che lo derideva gridò prima di essere fucilato: “Vuie ve credite ca io sò pazzo e forze avite raggione vuie: io sò pazze overamente”.

Prima se la prende con i partiti, tutti, poi se la prende con Bersani che gli offre di entrare al governo, poi se la prende con Rodotà nonostante l’avesse in precedenza scelto come unico candidato degno di diventare Presidente della Repubblica, poi se l’è presa con gli italiani che gli hanno girato le spalle, poi se la prende, un giorno sì e l’altro pure, con i suoi che osano dire mezza parola un po’ diversa dalle sue. Sempre pronto a cacciarli, sempre pronto a processarli, a metterli alla gogna, a furia di cacciare e di vaffa rimarrà solo.

È la fine, o se volete l’evoluzione di un comico che si fece politico e che l’incomprensione del suo popolo rischia di far retrocedere al ruolo di comico, a uomo rimasto solo e che fa ridere. Gli eventi si susseguono con una rapidità che va oltre la nostra capacità di percezione, l’Italia che ha votato nel febbraio scorso è ben diversa da quella di oggi, alla ribellione è subentrata una crescente preoccupazione e la scelta di premiare il senso di responsabiltà e coloro i quali dimostrano e dichiarano di volerne avere. Tutto avviene in breve tempo e i Masaniello si bruciano, così come quello che fu bruciato da soli dieci giorni di rivolta contro il vicerè di Napoli e bastarono questi pochi giorni a trasformarlo da eroe a traditore meritevole di morte inflittagli dalla stesso popolo che lo aveva voluto capo. La storia non si ripete, ma i suoi insegnamenti restano. E questi valgono anche per coloro che si presentano come uomini del cambiamento vedi Renzi e ogni altro, che abbia avuto la fortuna dalla sua ma non abbia saputo cogliere l’attimo fuggente.

Mi pare che questo sia il senso del tempo trascorso e che ci ha portato alla metà del 2013. Del resto, che i ribelli siano destinati ad essere figure transitorie ce lo dice un contemporaneo molto ascoltato come Stéphane Hessel, l’ideologo degli Indignados, che prima di morire nel febbrario scorso ha lasciato il pamphlet ‘Non arrendetevi’, in cui esorta di passare dalla demolizione alla costruzione: “Se volete che le cose cambino, il lavoro deve essere fatto con l’aiuto dei partiti. Perfino con i loro difetti, le loro imperfezioni”. Grillo avrebbe avuto la possibilità di salire sul treno e ha rifiutato, a Renzi è stato impedito. Che per entrambi ne passi un altro non è detto.

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