Eppure la tentazione di avvicinare  Mario Monti Margaret Thatcher è forte, non tanto perché la determinazione del nostro primo ministro ricordi la ruvida testardaggine della Lady di Ferro, quanto per l’ambiziosa ampiezza del progetto riformatore dei due governi, entrambi impegnati a smantellare il vecchiume. E in entrambi i contesti ci sono somiglianze riferibili al confronto tra esecutivo e sindacati, soprattutto per la dura opposizione di parte di essi.

Se oggi in Italia le cose ancora non si sono messe al peggio, molti elementi fanno però ritenere che la situazione potrebbe riscaldarsi presto, e allora in questo caso Monti dovrebbe decidere se andare fino in fondo, vedi articolo 18, o fermarsi a metà strada per evitare lo scontro sociale. Situazione che fece dire alla signora Thatcher: «Stare fermi in mezzo alla strada è la scelta peggiore, perché rischi di essere investito dal traffico da entrambe le direzioni».

Ed è perciò che lei con poco garbo negò ogni trattativa con i sindacati dopo averli brutalmente informati che non avrebbero trovato «né birra né panini al numero 10 di Downing Street».

Le due personalità non mancano di un comune caustico cinismo e di una salutare ironia. Ma non c’è dubbio che Monti goda di un consenso al momento ancora molto più ampio di quello su cui poteva contare la signora, che scampò anche a qualche attentato. Non starò a sottolineare le diversità delle fasi storiche e dei disegni politici.

La Camusso  non direbbe mai del professore, semmai avrebbe potuto dirlo di Berlusconi, quel che ghignavano della Thatcher: «Se i miei nemici mi vedessero camminare sul Tamigi direbbero che è perché non so nuotare».

Ma un aspetto della Thatcher può risultare attuale e utile per Monti: non fare l’errore di barattare il risultato con la popolarità, quello che la Lady chiamava il fascino fraudolento del consenso, perché «coloro che sono fatti per piacere sono portati naturalmente al compromesso e non raggiungeranno gli scopi che si prefiggono».

Il che ben esprime la visione guerriera che aveva della politica, godendo, al contrario di Monti, e questo è un aspetto non secondario, di una posizione di assoluta diversità e privilegio: essere stata scelta dagli elettori.