Fuori dall’Arena del Sole, il teatro bolognese dove il premier Monti è stato ospite della ‘Repubblica delle idee’, non è successo nulla di significativo come del resto quel che è successo dentro. Gli unici che hanno da lamentarsi sono i bolognesi, che hanno dovuto pagare i disagi dovuti ai soliti incidenti provocati dai centri sociali e a misure di ordine pubblico particolarmente restrittive. Aggiungerei anche i terremotati, che sono stati appena ricordati in coda alla manifestazione con una breve dichiarazione del presidente della Regione Errani, a cui Monti ha ceduto volentieri la parola. Rischiando in questo modo di non risultare particolarmente sensibile al disastro che sta vivendo la nostra regione. Quel che Monti ha detto ieri a Bologna, e quel che non ha detto e come lo ha detto, si presta ad alcune osservazioni, che appaiono come un giudizio non nuovo ma conclusivo su come sta operando questo governo, che con tante simpatie era partito. Il giudizio è che governare un Paese non è come fare il professore universitario e la politica, a differenza dell’accademia, comporta oltre alla teoria il dover accettare sangue, sudore e qualcos’altro, come dice Formica.

Voglio dire che quel che il governo sta facendo sarà pure teoricamente inappuntabile ma Monti dovrebbe farsi carico di verificarlo esponendosi all’incontro con la strada. Non si può fare il primo ministro e in ogni caso non si può fare politica senza accettare il rischio di farsi fischiare e senza confrontarsi. Lo snobismo può essere piacevole nel salotti ma quando si governa è un limite. E a costo di dover dubitare di aver sempre fatto benissimo Monti dovrebbe chiedersi perché i sindacati hanno riempito piazza del Popolo e lui invece viaggia blindato.

Voglio dire che non si può liquidare un problema grave come quello degli esodati, che riguarda ancora non si è capito se 60mila o 400mila italiani, sostenendo che sarà fatta una ricognizione per sapere quanti sono. Quei numeri lì non si riferiscono allo spread ma a uomini e donne, che ogni giorno devono mangiare e bere e che da mesi non hanno né uno stipendio né una pensione, solo perché si sono fidati del governo. Come si può liquidare la questione attribuendo all’Inps la colpa di aver indicato un numero drammaticamente superiore a quello ufficiale dato dal governo? Con errori così si rischia di essere confusi con la Casta, e Monti è troppo snob per accettare una così imbarazzante compagnia.