SONO passati venti anni dall’uccisione di Giovanni Falcone e ancora si parla di mafia come allora: mi chiedo che cosa ci sia oggi di diverso, avendo come risposta quella che non è cambiato nulla, e che tutto nella sostanza è rimasto come allora. Perciò ci saranno altri Falcone e altri Borsellino, ma la mafia è rimasta sempre la stessa.
migio, ilcarlino.it

 

HO RIVISTO in tv quel funerale terribile di Giovanni Falcone, 25 maggio 1992, i volti di pietra dei potenti, la compostezza della vittima già segnata, Paolo Borsellino, la disperazione di quella donna fragile, la vedova dell’agente Schifani, che diventò la grande accusatrice: «I mafiosi sono anche qui». Ho rivisto quel documento con occhi diversi da allora. Avevo una istintiva insofferenza verso la retorica dell’antimafia ostentata come patrimonio solo di alcuni e gli altri guardati quasi come sospettabili. Non sento più questo manicheismo e vedo quel funerale anche come il funerale della Prima Repubblica, con i fischi ai politici e la rabbia contro uno Stato che non aveva più né autorità né autorevolezza. Sì, quella di oggi non è l’Italia che vorremmo ma è migliore di quella di allora.
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