Il fattore Berlusconi

ACCOMPAGNATO da esangui applausini, tale è lo stato di prostrazione del Pd, l’ex segretario della Cgil, Guglielmo Epifami, parla all’assemblea del Pd e più che rilevarne le positività cerco di capire che cos’è che non funziona nel suo discorso. Ma alla fine concludo che invece dice tutto quel che dovrebbe dire e mi chiedo perciò […]

ACCOMPAGNATO da esangui applausini, tale è lo stato di prostrazione del Pd, l’ex segretario della Cgil, Guglielmo Epifami, parla all’assemblea del Pd e più che rilevarne le positività cerco di capire che cos’è che non funziona nel suo discorso. Ma alla fine concludo che invece dice tutto quel che dovrebbe dire e mi chiedo perciò perché mai dovrebbe fare solo il traghettatore e non il capo del partito a tutti gli effetti. Ovvero mi stupisco che il partito lo voglia solo come traghettatore, in un ruolo di dannosa precarietà, nonostante abbia saputo indicare tutto quello che serve ad un partito allo sbando. Ma così funzionano le cose nel Pd e in questo Paese: perciò siamo bravissimi a non trovare mai la soluzione che cerchiamo.

Dico che Epifani ha quel che serve perché da grande sindacalista è un mediatore nato, conosce la tolleranza, sa che seminare odio fa male anche ai seminatori, ha esperienza, memoria storica, ha un eloquio legato e logico, sa stare in equilibrio sul lungo filo che lega la passione alla freddezza, non è né vecchio né giovane, quindi regge alla delusione di chi pensava bastasse essere giovani o nuovi per essere migliori. Lezione che ha capito perfino Renzi dopo aver conosciuto i grillini.

UN DISINCANTO, dietro il quale c’è un reale cambio di opinione: la fine della convinzione che i vecchi debbano per principio essere rottamati, che non abbiano più niente da insegnare e che tutto debba essere “ciòfane”. Un disincanto che si è formato anche con la constazione che Berlusconi giovane non è, eppure è ritornato in piedi e per quanto male se ne possa dire e pensare, con lui si devono fare i conti. Contrordine compagni.

Ma non ci sono problemi solo per il Pd, ce ne sono anche per il Pdl ovvero per quell’irrisolta questione che ha a che fare con le disavventure giudiziarie del Cavaliere. La domanda è: si può immaginare che le sentenze che lo riguardano possano diventare un intramontabile grido di guerra capace di chiamare nelle piazze i suoi fedeli? No, non si può.

PERÒ vale poco il consiglio secondo cui Berlusconi dovrebbe ripetere quello che fece Andreotti e separare gli affari giudiziari dalla sua attività politica. Consiglio che vale poco perché certi magistrati hanno fatto di tutto per abbattere Berlusconi politico usando l’arma della giustizia, al punto che l’intreccio è diventato così ingarbugliato da rendere impossibile trovare il bandolo.

Però fino a quando non se ne verrà a capo tutta la politica rimarrà incagliata, inutile farsi illusioni. E inutile chiedere a Berlusconi che faccia come Andreotti, per una ragione molto semplice: perché per quanto scettico fosse, Andreotti in fondo aveva fiducia nella giustizia e invece Berlusconi non ne ha affatto. Duque? Dunque il rischio che tutto si blocchi di nuovo tra Pd e Pdl è un rischio reale. Con l’amara conclusione che non ci saranno Letta che tengano per tirarci fuori dai guai.

Ultima cosa. Non si faccia illusioni Berlusconi. Se nei sondaggi il suo partito cresce ed è tornato ad essere primo non è perché gli italiani lo ritengano un martire e perciò gli corrono in aiuto. Sono tornati a volerlo solo perché pensano sia capace di risolvere i loro problemi. Si rassegni: non è amore vero ma interesse.

di Giovanni Morandi