Il cavaliere solitario

AMICI di Bruxelles, sebbene poco inclini a idee di sinistra e che sono in vacanza nella Bella Italia sono venuti a farmi visita e mi hanno confessato di non capire come si possa pensare a un’amnistia in favore di un uomo riconosciuto colpevole di reati. In altri tempi avrei risposto in modo baldanzoso che in […]

AMICI di Bruxelles, sebbene poco inclini a idee di sinistra e che sono in vacanza nella Bella Italia sono venuti a farmi visita e mi hanno confessato di non capire come si possa pensare a un’amnistia in favore di un uomo riconosciuto colpevole di reati.

In altri tempi avrei risposto in modo baldanzoso che in politica 2 più 2 non fa quasi mai 4 ma la metafora matematica ha fatto il suo tempo e non convince più. Infatti più che l’amnistia forse potrebbe risultare più comprensibile agli amici belgi — che comunque non hanno meno problemi di noi — la scelta fatta ieri da Berlusconi e i suoi fedelissimi di andare allo scontro totale e di aprire in modo più che virtuale la crisi di governo, perché da ora in poi la posta del Pdl sarà tale che le mediazioni risulteranno poco praticabili.

La scelta di Berlusconi di mettersi contro il governo equivale ad una dichiarazione di guerra totale, perché è vero che questa maggioranza delle cosiddette larghe intese non è che abbia brillato per energia finora ma è anche vero che di meglio non passa il convento e questo concetto non tarderanno a ricordarlo sia la Confindustria che i sindacati, letteralmente terrorizzati dagli effetti che una crisi avrebbe sull’economia proprio quando vengono annunciati i primi segni della ripresa.

Quella che si è aperta è qualcosa che va oltre una crisi tra Berlusconi e il presidente Napolitano, è la guerra tra il leader del centrodestra, probabilmente seguito da gran parte del suo elettorato, e il resto del mondo. Un epilogo che ci dice che il Cavaliere non si ritrova nei panni dello sconfitto, crede invece ancora nella legge del più forte nonostante il peso degli anni che lo mettono in svantaggio. Vuole, è l’avevamo facilmente previsto, restare in campo a combattere anche se questa scelta da sola non gli garantirà la vittoria su un Grillo che non incanta più e su un Pd che spera di vincere solo grazie alla ruota di scorta Renzi. Tutto questo significa che torneremo a votare con l’indecente legge elettorale chiamata Porcellum? C’è da augurarsi di no. Per chi l’avesse dimenticato è quella legge che nelle elezioni di febbraio ha consentito ad un partito di avere solo lo 0,4 in più del secondo partito e nonostante ciò di poter contare sul doppio dei parlamentari che gli spetterebbero. Un’indecenza per la democrazia, una legge truffa che ha sempre trovato sostenitori trasversali in chi vi ha intravisto o in chi vi ha trovato vantaggi. Fino a quando non verrà cambiata questa legge nulla si potrà prevedere di meglio. Ma Berlusconi è troppo preso dai suoi guai per pensare che non sono i premi senza merito a fare solidi i governi ma la condivisione e la visione delle responsabilità verso il Paese, verso ogni cittadino, dal primo all’ultimo, e di ogni cittadino.