Il Cavaliere ci riprova

BERLUSCONI ci riprova e cerca di ripetere il risultato del ’94, però facendo il contrario di quel che fece allora. A convincerlo è stata una facile valutazione del contesto, quello di un Paese che si trova in gravi difficoltà e che sembra destinato a elezioni politiche che si terranno a primavera e in cui è […]

BERLUSCONI ci riprova e cerca di ripetere il risultato del ’94, però facendo il contrario di quel che fece allora. A convincerlo è stata una facile valutazione del contesto, quello di un Paese che si trova in gravi difficoltà e che sembra destinato a elezioni politiche che si terranno a primavera e in cui è dato per scontato vincerà la sinistra. Così dicono i sondaggi, così fa pensare la situazione di disfacimento in cui si trova l’area di centrodestra. Il Cavaliere nonostante siano passati quasi venti anni è l’uomo di allora, nel senso che non gli è venuto meno il senso pratico e la capacità di ridurre all’essenziale i ragionamenti, spesso cervellotici e bizantini che fanno i politici di professione. Nel ’94 scommise su se stesso e si candidò per raccogliere il più ampio schieramento possibile allo scopo di fermare i progetti statalisti della sinistra e di costruire una nuova Italia liberale e liberista. Progetto naufragato ma che incantò tanti, al punto che alle politiche ebbe il 34 per cento dei consensi e due mesi dopo, alle europee, il 43 per cento. Oggi Berlusconi ci riprova ma, accorgendosi di essere un elemento di divisione, fa un passo indietro e pensa così di raggiungere lo stesso risultato: fare il pieno di voti.

ALLORA si assunse il compito non facile di sdoganare l’ex Msi, oggi sono i rancori personali a tenere lontani Berlusconi e Fini, ma, chissà, la convenienza è capace di fare miracoli e di cancellare la ruggine più ostica. E il vantaggio sarà che non ci sarà Berlusconi. Chi allora al posto suo? Secondo quel che ha detto Alfano il posto dovrebbe andare a Casini («Caro Pier tu hai il diritto e il dovere di impegnarti») e anche in questa offerta non c’è nulla di nuovo, perché già nel ’94 il fido Casini veniva visto come il naturale successore, poi le cose sono andate in modo diverso. E comunque se da Casini venisse un diniego c’è sempre un’alternativa, anzi forse la vera soluzione a cui è probabile che Berlusconi pensi: il professor Monti. Ma forse siamo andati avanti anche troppo con il discorso, in realtà non c’è nulla ancora di concreto, non c’è un patto ma neppure un discorso appena avviato, l’annuncio di farsi da parte è solo un primo passo di un cammino tutto da fare. L’operazione viene presentata a pochi giorni dal congresso del partito popolare europeo che si terrà la prossima settimana a Bucarest. Come si chiamerà lo schieramento a cui pensa Berlusconi poco importa ma si collega certamente alla storia dei cattolici in politica, come risorsa che ha sempre saputo prendere in mano il Paese nei momenti più difficili e l’ha saputo risollevare.

DIFFICILE pensare che Monti possa dire no a una chiamata di questa portata, sempre che si realizzi. Poi deciderà il voto, anche se è improbabile finisca come nel ’94. Del resto allora gli italiani avevano voglia di sognare. Ora, invece, di risvegliarsi dall’incubo della crisi.