LA PRIMA COSA certa è che è stato bocciato il governo Monti. La seconda cosa certa è che a nessuno è consentito meravigliarsi dell’ondata grillina, che era stata ampiamente annunciata. Potremmo anche far notare che messi insieme i voti dei grillini e quelli degli italiani che si sono astenuti sono una montagna di voti, una montagna alta come non si era mai vista. Se non è questa protesta o rabbia, ditemi voi cos’è. Che poi sia possibile dare a tutti un salario minimo di mille euro e che si possa uscire dall’euro questo è un altro discorso, ma non considerate la questione banale perché Grillo è stato scelto anche per queste idee. Se sono pazze vuol dire che sono pazzi anche milioni di italiani, ma in democrazia c’è una regola che non può essere violata e che è la stessa che vale nei negozi: gli elettori hanno sempre ragione, come i clienti. E dunque hanno ragione i grillini. O per meglio dire, hanno ragione anche i grillini.

LA TERZA cosa certa è che chi dava Berlusconi alla frutta dovrà ammettere di essersi sbagliato. Le altre volte il Cavaliere aveva conquistato gli italiani vendendo sogni. Questa volta gli è bastato promettere di togliere l’Imu per raggiungere lo stesso risultato. I tempi sono duri e ci si accontenta anche di offerte più modeste.

Non sono tempi di sogni ma di piatti di minestra. La quarta cosa certa è che Bersani se vorrà governare dovrà rassegnarsi a non farlo da solo, perché da solo non potrà farcela. La quinta cosa certa è che parlare di elezioni anticipate come hanno fatto alcuni esponenti della sinistra, evidentemente rimasti delusi dal risultato ottenuto, è non dico inconcludente ma da irresponsabili. Perché è una richiesta disgregante, un’altra campagna elettorale a ruota avrebbe effetti disastrosi sulla già precaria economia del paese. La sesta cosa certa è che gli italiani avevano una gran voglia di dire a una classe politica giudicata inetta di andarsene a casa e l’hanno detto chiaro e tondo che non si può pensare di poter governare il paese come è stato fatto in questi anni e anche quando il governo è stato affidato a tecnici, che hanno molto ascoltato l’Europa o per meglio dire i padroni dell’economia europea e poco si sono preoccupati degli italiani che sono rimasti senza lavoro. E allora si torna a riscoprire che la politica non è una scienza esatta da affidare a professori ma una non meglio definita arte per realizzare quel che potremmo chiamare il possibile. E’ l’arte di saper superare le difficoltà insormontabili confidando sulla voglia di farlo e sulla capacità di chiamare a raccolta questa voglia. La settima cosa certa è che senza un governo questo paese andrà a fondo, lo si è visto ieri con le montagne russe su cui è finita la Borsa, che quando le elezioni sembravano indicare una maggioranza forte è andata alle stelle e quando le previsioni si sono capovolte è precipitata nelle stalle. L’ottava cosa certa è che se le elezioni anticipate sono una iattura da evitare non resta come soluzione che un governo Pd e Pdl, l’unico che abbia una forza adeguata alle necessità. Se non si vuole il caos non c’è una strada diversa da questa. Chiamatelo governissimo, che è una brutta parola ma è pur sempre migliore di governicchio. Che magari si regge su una stampella della Bocconi.

di Giovanni Morandi