Gommone Italia

Nel confermare a Mario Monti il timone del gommone Italia, un risultato Napolitano l’ha ottenuto. Ci ha risparmiato di assistere a un altro teatrino come quello messo in scena da Bersani, che certo ci ha aggiunto del suo nel consultare giullari e saltimbanchi mentre il paese affonda, vedi la disoccupazione giovanile al 38,8 o l’impoverimento procapite […]

Nel confermare a Mario Monti il timone del gommone Italia, un risultato Napolitano l’ha ottenuto. Ci ha risparmiato di assistere a un altro teatrino come quello messo in scena da Bersani, che certo ci ha aggiunto del suo nel consultare giullari e saltimbanchi mentre il paese affonda, vedi la disoccupazione giovanile al 38,8 o l’impoverimento procapite tornato al 1997. Vedi i mercati.

Il senso della soluzione di Napolitano ci pare possa essere il seguente: tutto rimane com’è perché tanto ogni tentativo di incaricare un altro sarebbe fallito. Il che detto così sembra un giudizio negativo sul Capo dello Stato e invece è semmai un’accusa rivolta a quei partiti, a cominciare dal Pd che — essendo il primo partito porta le maggiori responsabilità — non ha ceduto ai richiami anche molto energici di Napolitano per scendere a più miti consigli in modo da aprire al Pdl. Hanno prevalso i pregiudizi, i tatticisimi ed è saltato anche il tentativo di varare un governo istituzionale del Presidente, che fino all’altra sera sembrava possibile. Il punto è questo, la soluzione del problema Italia non sta in una formula piuttosto che un’altra o in un nome al posto di un altro.

La soluzione sta solo nel superamento di uno scontro senza fine tra Pd e Pdl, a cui si è aggiunto il movimento a 5 stelle. Finché rimarrà il muro contro muro non si arriverà mai ad una stabilità politica e la situazione è diventata così patologica che non solo non funzionano le formule ma ormai non si riesce più nemmeno a provarle. Ed è inutile scaricare tutto sul domani e su presunti poteri taumaturgici di nuove elezioni perché o con queste regole elettorali o con altre, ogni elezione non sposterà di un millimetro quell’equilibrio nefasto che permane tra i maggiori partiti che da soli non ce la fanno a governare e insieme non vogliono.

E allora più che le commissioni dei saggi, sebbene utili, più che le riforme elettorali, la possibilità di salvare un paese, che sta affondando come mai si era visto dalla guerra a oggi, ripeto mai era giunto tanto in basso da cinquant’anni a questa parte, le possibilità di salvarci risiedono nel trovare se non nuove mentalità almeno una nuova generazione politica che chiuda con un passato-presente dove le divisioni sono diventate baratri, anzi il sepolcro stesso del paese. Non basta un nuovo presidente del consiglio, non basta un nuovo Presidente della Repubblica. E ipotizziamo che il Pd riesca perfino ad imporre il proprio uomo al Quirinale. E dopo? Con chi pensa di poter governare? Pensa forse che il movimento a 5 stelle e il Pdl gli consentirebbero di avere una maggioranza di cui potrebbero far parte? E quanto durerebbe un governicchio rabberciato? Il problema è l’egoismo, la miopia, diciamo pure la piccineria.

Il passato ci aveva riservato ben altri uomini, ben altri politici. Provateci a pensarne solo due e ditemi che effetto vi fa: Berlinguer e Bersani. Non dite nulla, ho già capito.

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