Fare presto e bene

A PARTE la testa di Prodi, che Berlusconi vede come un incubo se venisse eletto per il Quirinale, nel comizione romano dedicato al “presidente siamo con te, meno male che Silvio c’è”, il Cavaliere non ha quasi chiesto nulla a Bersani. Del resto doveva essere una prova di forza e una prova di forza è […]

A PARTE la testa di Prodi, che Berlusconi vede come un incubo se venisse eletto per il Quirinale, nel comizione romano dedicato al “presidente siamo con te, meno male che Silvio c’è”, il Cavaliere non ha quasi chiesto nulla a Bersani. Del resto doveva essere una prova di forza e una prova di forza è stata, con piazza del Popolo piena e lui gasatissimo, altro che anziano da pensionare. Questo doppio binario della politica, che passa dalle piazze e dai corridoi del Palazzo alla ricerca di una maggioranza di governo che al momento non c’è, è il segno di quanto sia difficile il lavoro di Bersani, che ha pochi giorni a disposizione per uscire da una ragnatela che lui stesso ha intessuto, quella che lo vede prigioniero di un abbraccio con Beppe Grillo il quale non perde occasione per sbeffeggiarlo e rifiutarlo.

Berlusconi alcuni messaggi li ha mandati al leader preincaricato da Napolitano, per il quale ha usato parole di fiducia e apprezzamento. E non si vede come poteva essere diversamente, dal momento che è Napolitano che chiede si formi un governo forte basato sull’alleanza e la diretta assunzione di responsabilità del Pd e del Pdl. Bersani vuole un governo di cambiamento e Berlusconi rilancia chiedendo un governo di grande cambiamento.

ALMENO nelle parole la distanza non è più siderale. Ma come si possa arrivare a costituire in pochi giorni una maggioranza non tanto per formare un governo purché sia ma un governo forte è tutto da capire e da inventare. Ma sappiamo anche che in politica mai dire mai. Infatti se Bersani volesse potrebbe anche trovare un’intesa che possa soddisfare le sue ambizioni di governo, a condizione rinunci al pregiudizio su Berlusconi. La manifestazione di Roma ha voluto esprimere a lui e a quanti la pensano come lui che Berlusconi c’è e non c’è un centrodestra senza Berlusconi. E che una guerra a Berlusconi è una guerra a quel popolo che ieri è andato ad acclamare il suo leader a Roma. E possono anche continuare a chiamarlo con i peggiori epiteti ma una cosa che i suoi oppositori non possono più dire è che sia a capo di una partito di plastica, perché quello che Berlusconi ha mostrato ieri è un partito vero, fatto di italiani non di impresentabili, fatto di moderati, di gente che lavora ed esprime aspettative e domande cruciali per uscire dalla crisi. Gente che chiede crescita e sviluppo.

E NON SI GOVERNA contro un partito di 10 milioni di elettori, l’aveva capito la Dc con il Pci, dovrà pur capirlo ora il Pd con il Pdl. Si potrebe pensare che stiamo parlando della quadrataura del cerchio e non è così. Berlusconi mai come ora si presenta assieme alla Lega in modo che sia chiaro che il legame tra lui e Maroni è limpido e leale. Ma la Lega resta pur sempre una forza politica distinta e i deputati della Lega potrebbero essere decisivi per avere la maggioranza parlamentare che oggi Bersani non ha. Questo lo sa bene Berlusconi e lo sa anche il presidente preincaricato. Non ha che da prenderne atto, ma deve farlo in fretta. Il tempo a disposizione è pochissimo e non può perdere tempo. Deve fare in fretta, perché andare al voto per lui sarebbe la fine.

di Giovanni Morandi