Domenica prossima andremo a votare, anche se non sembra. Non si colgono, intendo dire, quei fremiti che dovrebbero esserci nella vigilia, grandi sparate tra Renzi e Grillo ma chi guarda se ne sta a distanza. In pantofole, direi. Intanto, dalla lettura dell’inchiesta che abbiamo fatto nei paesi Ue che andranno alle urne, si ricava che di Grilli non ce n’è uno solo, anzi, diciamo pure che non c’è paese che non abbia il suo e ammesso che i resoconti dell’inchiesta siano pertinenti par di capire che ovunque o quasi le probabilità che vincano non tanto gli euroscettici quanto gli euroarrabbiati è molto alta.

Ovvio che in un periodo di frustrazione e di rinunce imposte dalla politica dell’austerità la voglia di mandare l’Europa al diavolo è molto alta. Nel nostro caso, se dovesse accadere, non verrebbe mandato al diavolo solo la signora Merkel che di quella politica è l’icona ma anche Renzi, che si pone come l’uomo che vuol coniugare buongoverno e crescita. Con l’avvicinarsi a domenica la domanda che incombe e che i più spaventati non vogliono neppure prendere in considerazione è: e se il Movimento 5 stelle sorpassasse il Pd che pure i sondaggi danno in testa? Sarebbe un bel problema anche se le distanze tra M5s e Pd fossero risicate e se Forza Italia crollasse a livelli tali da condannarlo irrimediabilmente al terzo posto, ben lontano dagli altri due.

Che accadrebbe con un Grillo vincente? Non serve la risposta per comprendere la gravità della domanda, ma è una domanda da non sottovalutare perché la voglia di dare la spallata a tutto serpeggia non solo tra i giovani, i più penalizzati dalla crisi, ma è presente anche nei ceti moderati, tra commercianti e piccoli imprenditori ad esempio che non vedono ascoltate le loro richieste di tasse più basse e di maglie più larghe per chi deve mandare avanti un’azienda. Il sorpasso è in agguato davvero e questo può ben giustificare l’attivismo di Renzi, che gioca la partita decisiva per il suo governo.

Ma i problemi non finiscono qui. Ammesso che gli vada bene o anche che gli vada benissimo, può Renzi immaginare di potercela fare, con un partito sgangherato come ha, reggere fino alla fine della legislatura? No, non può, anche se lui nega. Ed ecco che non siamo andati ancora a votare per l’Europa e le amministrative, che già si parla di altre elezioni ad autunno e c’è anche chi l’ha già chiamata la rivoluzione d’ottobre, che è una sciocchezza ma tanto per dare un titolo a un’idea che serpeggia. In una situazione di instabilità di questo tipo è difficile pensare che si possa avere la forza per varare quelle riforme a sostenere le imprese, misure che sono assolutamente necessarie se si vuol uscire dall’orbita, anzi dalla maledizione dello zero virgola, con lo zero, numero mistico, che se lo metti a destra vale qualcosa ma se lo metti a sinistra, come facciamo nel Pil italiano, vale meno che nulla. Ce n’è abbastanza per arrivare alla solita predica: pensateci bene prima di votare. Ma a che serve? A nulla. E allora votate come volete, ma ricordate che poi saranno affari vostri. E nostri.